![Le voci degli 'espropriati' del Ponte sullo Stretto di Messina: una testimonianza di preoccupazione e malinconia 1 Le voci degli ‘espropriati’ del Ponte sullo Stretto di Messina: una testimonianza di preoccupazione e malinconia](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/le-voci-degli-espropriati-del-ponte-sullo-stretto-di-messina-una-testimonianza-di-preoccupazione-e-malinconia.webp)
Le voci degli ‘espropriati’ del futuro Ponte sullo Stretto di Messina si levano in un coro di preoccupazione e malinconia. Tra queste, spiccano le storie di Aldo Boccaccio e Giovanni Calabrò, due figure emblematiche di una comunità che vede nel progetto del Ponte non solo una trasformazione del paesaggio ma anche un radicale cambiamento della propria esistenza.
Il Dilemma degli Espropri
Aldo Boccaccio, titolare di un ristorante e di un piccolo albergo a Cannitello, si trova di fronte a un futuro incerto. Il suo ristorante, una vera e propria istituzione locale, come anche il suo albergo e la sua abitazione, rischiano di essere demoliti per fare spazio ai lavori di costruzione del ponte. ‘Con me hanno fatto strike‘, racconta Boccaccio, sottolineando come oltre al danno economico, ci sia un profondo danno emotivo. ‘Non ci risarciranno mai del danno che faranno a quegli imprenditori come noi che da 50 anni sono sul territorio e che in tutti questi anni hanno lavorato duramente’, afferma con amarezza.
La prospettiva di vedere distrutta la propria vita lavorativa non è l’unica preoccupazione. L’annuncio dell’imminente avvio dei cantieri ha già iniziato a incidere negativamente sull’attività turistica della zona. ‘I turisti che vengono da noi amano questo posto e la sua verginità ambientale’, spiega Boccaccio. L’idea di un cantiere aperto e operativo allontana i visitatori, attratti dalla bellezza unica e rara dello Stretto, a favore di luoghi dove la natura è ancora intatta e incontaminata.
La Battaglia di Giovanni
Giovanni Calabrò, invece, vive in un’abitazione posta proprio dove dovrebbe sorgere uno dei giganteschi piloni del ponte. Anche per lui, l’esproprio rappresenta un duro colpo, non solo a livello economico ma soprattutto emotivo. ‘L’indennizzo che ci spetterebbe per l’esproprio delle nostre proprietà non copre comunque quello che è il danno provocato all’anima’, racconta Calabrò, condividendo la sua quotidiana esperienza di vita in simbiosi con lo Stretto, teatro di uno spettacolo naturale che varia ogni giorno, dalla danza dei delfini al passaggio delle balene.
La preoccupazione per le conseguenze ambientali dei lavori è palpabile. Calabrò teme che, come in passato, le promesse di opere complementari e di riqualificazione del territorio restino solo parole al vento, lasciando dietro di sé solo devastazione e incompiutezze. La memoria di opere passate, avviate con grandi proclami e poi abbandonate, rafforza questa paura. ‘Lasceranno un territorio devastato’, lamenta Calabrò, esprimendo dubbi sulla reale volontà di preservare l’unicità e la bellezza dello Stretto.
Un Futuro Incerto
Le storie di Aldo Boccaccio e Giovanni Calabrò rappresentano solo due delle tante voci di una comunità preoccupata per il futuro. La costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto di ingegneria colossale, porta con sé non solo la promessa di un’infrastruttura che potrebbe rivoluzionare i collegamenti tra la Sicilia e il continente, ma anche il timore di perdere per sempre un patrimonio di vita, cultura e ambiente insostituibili.
Il confronto tra il valore economico degli indennizzi e il valore incommensurabile del ‘danno all’anima’ solleva interrogativi profondi sul significato di progresso e sviluppo. La questione degli espropri, con tutte le sue implicazioni economiche, sociali ed emotive, pone in evidenza il delicato equilibrio tra la necessità di crescita infrastrutturale e la tutela dell’identità e della qualità di vita delle comunità locali.
In questo contesto, le parole di Aldo e Giovanni risuonano come un monito a considerare ogni aspetto dell’impatto di grandi progetti infrastrutturali, non solo in termini di benefici materiali ma anche per quello che riguarda il tessuto umano e ambientale che verrà inevitabilmente modificato. La sfida sarà quella di trovare un percorso che permetta di abbracciare il futuro senza cancellare la ricchezza del passato e del presente.