Riforma del premierato: verso l’elezione diretta e il limite di mandati
La riforma del cosiddetto premierato fa un passo avanti significativo nella sua iterazione legislativa, con l’approvazione da parte della Commissione Affari costituzionali del Senato di un emendamento che modifica profondamente l’articolo 3 del disegno di legge. Questo sviluppo potrebbe portare a cambiamenti radicali nel modo in cui il presidente del Consiglio viene eletto e nel suo periodo di permanenza in carica.
Il cuore della riforma risiede nella proposta di elezione diretta del capo del governo, una mossa che segna una deviazione significativa dalla prassi attuale. L’emendamento, depositato nei mesi scorsi dal governo, elimina la precedente disposizione che assicurava al vincitore delle elezioni una maggioranza del 55% dei seggi in Parlamento, sostituendola con la garanzia di una maggioranza in entrambe le Camere nel rispetto del principio di rappresentatività. Una modifica che apre la strada a un sistema elettorale meno rigido e più rappresentativo.
Limiti ai mandati e poteri rafforzati
L’emendamento introduce anche una regolamentazione precisa per quanto riguarda i limiti ai mandati del presidente del Consiglio, stabilendo un massimo di due legislature consecutive. Tuttavia, è prevista un’eccezione che permetterebbe al premier di ricoprire l’incarico per una terza legislatura, a condizione che non abbia superato complessivamente un periodo di sette anni e sei mesi in carica. Questa disposizione mira a introdurre un equilibrio tra il rinnovamento politico e la possibilità di mantenere una leadership efficace e consolidata.
Oltre al limite dei mandati, il testo riformato attribuisce al presidente della Repubblica il potere di nomina e revoca dei ministri, su proposta del presidente del Consiglio, rafforzando così il ruolo esecutivo del capo del governo nell’ambito della squadra ministeriale.
Una riforma attesa e le reazioni politiche
La ministra delle Riforme, Elisabetta Casellati (Forza Italia), ha sottolineato la volontà del governo di non precipitare la discussione su una materia così delicata, ribadendo che il dettaglio della legge elettorale sarà definito solo dopo l’approvazione del principio dell’elezione diretta del premier. Le sue parole riflettono un approccio cauto, mirato a trovare un terreno comune con le opposizioni e a garantire un dibattito approfondito sulla riforma.
Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e relatore del disegno di legge, ha evidenziato l’importanza di stabilire una soglia minima di consensi, intorno al 42 o 43%, al di sotto della quale si renderebbe necessario un ballottaggio. Questa posizione indica un’apertura verso un sistema elettorale che bilanci rappresentatività e governabilità, evitando situazioni di stallo politico.
Verso l’approvazione: tempi e prospettive
La maggioranza sembra determinata a procedere speditamente verso l’approvazione della riforma, con l’obiettivo di completare la prima lettura al Senato prima delle elezioni europee di giugno. Questa settimana, gli emendamenti agli articoli verranno votati a oltranza, seguiti dall’approvazione del mandato al relatore per il dibattito in Aula. Nonostante l’intensa agenda legislativa, la ministra Casellati ha ribadito che i tempi della discussione parlamentare non saranno compressi artificialmente, ma rispecchieranno l’esigenza di un dibattito ampio e inclusivo.
La riforma del premierato si inserisce in un contesto di ampio dibattito sulla modernizzazione delle istituzioni italiane e sulla necessità di rendere il sistema politico più efficiente e più vicino ai cittadini. Con il superamento della soglia del 55% dei seggi come premio di maggioranza e l’introduzione di limiti ai mandati, la riforma mira a un equilibrio tra stabilità governativa e rinnovamento politico, in un’ottica di maggiore rappresentatività.