![Il piano del governo per ridurre le liste di attesa in sanità: sfide e inefficacia nel sistema sanitario italiano 1 20240402 090133 2](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240402-090133-2.webp)
Il piano del governo contro le liste di attesa in sanità mostra segnali di inefficacia, nonostante l’ingente somma di 520 milioni di euro destinata al settore privato per incrementare l’offerta di prestazioni specialistiche. Le tempistiche per accedere a visite ed esami diagnostici superano spesso i limiti legalmente previsti, lasciando i cittadini in attesa. Secondo Ivano Russo, presidente di Onws, l’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute, l’11,9% di questa “succulenta fetta” di risorse finisce nelle tasche dei medici con doppio lavoro, mentre meno del 5% è coperto dalla mutualità integrativa, una protezione insufficiente per i 9 milioni di italiani che si trovano a dover affrontare spese elevate o difficoltà economiche.
Il monitoraggio delle attese
Un’analisi condotta dall’Osservatorio ha esaminato i tempi di attesa per tre visite specialistiche e quattro accertamenti diagnostici tra i più richiesti. Le regioni coinvolte nello studio includono Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte e la Asl 1 di Napoli, con la Lombardia che ha declinato la partecipazione. Questa indagine si è concentrata sulle prestazioni di priorità B, da erogare entro 10 giorni, e D, entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici e 30 giorni per le visite. I risultati evidenziano una situazione preoccupante: solo una minima percentuale di pazienti riesce ad ottenere le prestazioni nei tempi stabiliti, con variazioni significative tra le diverse regioni e tipologie di servizio.
Discrepanza tra dati ufficiali e realtà
La discrepanza tra i dati ufficiali forniti dalle regioni e la realtà emersa dal monitoraggio è notevole. Mentre alcune regioni comunicano tempi di attesa ottimistici, il confronto con i dati raccolti direttamente dai Cup e dalle segnalazioni dei cittadini rivela un quadro molto diverso. Tra le prassi messe in luce dallo studio, emerge quella di chiudere completamente le agende di prenotazione o di non specificare l’indice di priorità, rendendo impossibile determinare se i tempi rispettano i limiti legali. Alcune aree, come Friuli e Campania, pubblicano dati relativi solo a determinate Asl, probabilmente le più efficienti, offrendo così un’immagine distorta della situazione.
Esempi concreti di attese
L’analisi fornisce esempi concreti delle attese che i cittadini devono affrontare per accedere a determinati servizi sanitari. Ottenere una visita cardiologica a Torino può richiedere fino a 9 mesi, mentre per una risonanza al cranio o una gastroscopia i tempi si aggirano rispettivamente intorno ai 5 e 3 mesi. A Roma, l’attesa per una risonanza magnetica nucleare può estendersi fino a 8 mesi, con tempi simili per la gastroscopia. Questi dati contrastano con la situazione di altre aree, come Genova, dove i tempi di attesa sono sensibilmente inferiori.
La questione della doppia attività dei medici
Un punto di particolare rilievo nell’analisi riguarda l’incidenza della doppia attività professionale dei medici sulle liste di attesa. Sebbene non vi sia una correlazione diretta tra questa pratica e l’allungamento dei tempi, è innegabile che l’aumento degli incassi derivanti dalle visite in regime di solvenza sollevi interrogativi sulla distribuzione delle risorse e sull’accessibilità dei servizi per tutti i cittadini. La percentuale significativa di medici coinvolti in questa doppia attività pone l’accento sulle sfide che il sistema sanitario deve affrontare per garantire equità e tempestività nell’erogazione delle cure.
In conclusione, il piano del governo per ridurre le liste di attesa in sanità si confronta con una realtà complessa e sfidante. La discrepanza tra i dati ufficiali e quelli raccolti sul campo sottolinea la necessità di strategie più efficaci e trasparenti. La gestione delle risorse, l’organizzazione dei servizi e l’attenzione alle esigenze dei cittadini rimangono punti focali per migliorare l’accesso alle cure e ridurre le attese, in un sistema che cerca di bilanciare qualità e tempestività nell’assistenza sanitaria.