![Nuovo Codice della Strada: Sanzioni Inasprite per Guida sotto Effetto di Droghe 1 20240402 085917 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/03/20240402-085917-1.webp)
Il nuovo Codice della Strada mira a inasprire le sanzioni per chi guida sotto effetto di droghe
La recente riforma del Codice della Strada, promossa dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, ha introdotto sanzioni più severe per chi viene sorpreso alla guida in stato di alterazione dovuta all’uso di sostanze stupefacenti. La normativa prevede ora la revoca o la sospensione della patente per tre anni in caso di test anti-droga positivo, una misura che segna una netta svolta rispetto al passato, quando era necessario dimostrare non solo la presenza di sostanze nel sangue ma anche uno stato di alterazione psico-fisica al volante.
“Drogarsi è da coglioni, mettersi alla guida da drogati è da doppi coglioni. Non ci sono droghe che fanno bene. Da ministro e da papà, prometto di ritirare la patente a chi viene trovato alla guida drogato”. Queste le parole di Salvini che hanno anticipato l’inasprimento delle sanzioni, che non mancano di sollevare polemiche e dibattiti sul tema della repressione dell’uso di sostanze stupefacenti.
Le critiche degli antiproibizionisti
Federica Valcauda e Giulio Manfredi, esponenti di Europa Radicale e noti antiproibizionisti, denunciano la riforma come una forma di “persecuzione dei consumatori di cannabis”, paragonando le nuove disposizioni alla legge Iervolino Vassalli del 1990 e criticando l’aumento del lavoro per i tribunali e i potenziali elementi di incostituzionalità. La loro critica si estende anche alla normativa preesistente che prevedeva la sospensione della patente per chi detiene o fa uso personale di sostanze stupefacenti, anche senza essere stato fermato alla guida.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n.7199 del 19 febbraio 2024, ha chiarito che per attribuire la responsabilità a un guidatore non basta dimostrare il consumo di sostanze stupefacenti. È “essenziale” provare che queste sostanze abbiano causato uno stato di alterazione psicofisica durante la guida, un principio che sembra essere messo in discussione dalle nuove norme.
Il confronto con l’alcol e le politiche internazionali sulla cannabis
Il trattamento riservato alla cannabis, a differenza di quello dell’alcol, è al centro del dibattito. Mentre per l’alcol è necessario dimostrare uno stato di ebbrezza, il nuovo articolo 187 del Codice della Strada richiede solo la prova del consumo di sostanze, senza necessità di dimostrare l’alterazione psico-fisica. Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, critica questa disparità: “Non revocheremmo la patente a qualcuno che ha bevuto un bicchiere di vino la sera prima. Quindi, perché farlo a chi ha fatto uso di cannabis?”
Questa riforma sembra essere interpretata più come un gesto propagandistico che una reale misura di sicurezza, con Salvini che utilizza l’occasione per promuovere la sua agenda antidroga. L’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori (Aduc) sottolinea la contraddizione nell’approccio del ministro: mentre l’uso di cannabis rimane in una zona grigia, non essendo né legalizzato né regolamentato, l’alcol beneficia di una regolamentazione completa che ne tutela la produzione e la vendita, nonostante gli effetti negativi dell’abuso.
La discussione sulle politiche relative alle sostanze stupefacenti e alla guida sotto effetto di queste ultime si arricchisce di nuovi spunti con l’introduzione di questa riforma. Mentre l’Italia sceglie la strada della repressione, altri Paesi europei si muovono verso la legalizzazione della cannabis, evidenziando una disparità di approcci che merita un’analisi approfondita e un confronto continuo.