L’ennesima udienza nel processo a carico di Ilaria Salis, tenutasi a Budapest, ha confermato la decisione del giudice Jozsef Sos di mantenere l’insegnante italiana in stato di arresto, negando la richiesta di domiciliari avanzata dalla difesa. Nonostante le speranze della famiglia e degli avvocati italiani, la corte ungherese ha ritenuto Salis ancora un pericolo per l’ordine pubblico, basandosi sulle "severe accuse" a suo carico e sull’assunto che "tredici mesi di carcere non sono esagerati".
La posizione ungherese e le reazioni italiane
Il giudice Sos ha sottolineato che la pericolosità dell’imputata sarà valutata nel corso del processo, evidenziando anche precedenti apparizioni di Salis davanti alla giustizia italiana. Questa posizione rigida ha suscitato forti reazioni in Italia, con il padre di Ilaria, Roberto Salis, che ha espresso profonda delusione e amarezza per un trattamento considerato "inaccettabile" per un cittadino italiano.
Il caso di Salis, apparsa in aula ancora una volta in catene, con i polsi e le caviglie legati e sotto stretta sorveglianza di guardie armate, ha catalizzato l’attenzione mediatica e politica, sollevando questioni sulla protezione dei diritti umani e sulle relazioni diplomatiche tra Italia e Ungheria.
La comunità politica si mobilita
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha definito la decisione ungherese un "schiaffo irricevibile" ai diritti umani, invocando una reazione immediata del governo di Giorgia Meloni. Anche Ivan Scalfarotto, senatore e responsabile Esteri di Italia Viva, ha espresso la sua indignazione, facendo riferimento alla condizione di Salis e alla catena che la legava alla guardia come simbolo della sua situazione disumana.
Da parte sua, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto di evitare di politicizzare eccessivamente il caso, pur riconoscendo l’inadeguatezza del trattamento riservato a Salis. Una posizione che cerca di bilanciare le esigenze diplomatiche con la tutela dei diritti dei cittadini italiani all’estero.
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha lanciato un appello diretto al governo italiano, chiedendo a Giorgia Meloni di assumere una posizione ferma nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orban, in difesa dei principi dello stato di diritto e della protezione dei cittadini italiani.
Un caso che interroga l’Europa
Il caso di Ilaria Salis si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra l’Ungheria e l’Unione Europea, con Budapest spesso al centro di critiche per le sue politiche interne e il rispetto dei diritti fondamentali. La situazione di Salis, con la sua carica simbolica e politica, diventa così un punto di frizione tra Italia e Ungheria, mettendo in luce le sfide che l’UE deve affrontare nel bilanciare il rispetto della sovranità nazionale con la tutela dei diritti umani e dei valori democratici condivisi.
Nel frattempo, la solidarietà nei confronti di Salis non si è limitata al solo ambito politico, ma ha attraversato trasversalmente la società civile e i media, richiamando l’attenzione sull’importanza della protezione dei diritti individuali e sul ruolo dell’Italia e dell’Europa nel mondo.
La prossima udienza, fissata per il 24 maggio, sarà un momento cruciale non solo per il futuro di Ilaria Salis ma anche per le relazioni tra Italia e Ungheria, con possibili ripercussioni sul piano internazionale. Intanto, Gabriele Marchesi, coindagato di Salis, è tornato libero su decisione della Corte d’Appello di Milano, segnando un parziale cambio di rotta nelle vicende giudiziarie che toccano i due cittadini italiani.