Vittorio Sgarbi: La Procura di Roma Richiede il Rinvio a Giudizio
La Procura di Roma ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e ex sottosegretario alla cultura, in relazione a un’indagine che lo coinvolge per presunti debitori con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715 mila euro. Secondo gli inquirenti, durante il periodo in cui Sgarbi avrebbe accumulato questi debiti, la sua compagna avrebbe acquistato un dipinto all’asta, ‘Il giardino delle Fate’ di Vittorio Zecchin, per 148 mila euro a nome di Sabrina Colle. Si ipotizza che Sgarbi potesse essere il reale acquirente dell’opera, utilizzando il nome della compagna per celare l’acquisto e le eventuali conseguenze fiscali.
Il reato contestato al critico d’arte riguarda la presunta sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, un’accusa che ha scosso il mondo dell’arte e della cultura. L’inchiesta, originariamente portata alla luce dal giornale Il Fatto, ha rivelato dettagli sul presunto meccanismo utilizzato da Sgarbi per gestire l’acquisto dell’opera d’arte attraverso la figura della sua compagna. Nonostante le pressioni e le accuse, Vittorio Sgarbi ha costantemente respinto le ipotesi degli inquirenti, mantenendo la sua versione dei fatti.
La Difesa di Sgarbi e le Dichiarazioni Coinvolte
La vicenda si è complicata ulteriormente con l’implicazione di Corrado Sforza Fogliani, avvocato e banchiere, deceduto nel dicembre del 2022. Sgarbi e la sua compagna hanno sostenuto che il dipinto in questione è stato in realtà un regalo da parte di Sforza Fogliani a Sabrina Colle. Secondo la versione fornita, la compagna di Sgarbi avrebbe vinto l’asta e, in seguito, Sforza Fogliani avrebbe deciso di donarle l’opera. Questa narrazione è stata confermata sia dal critico d’arte che dalla diretta interessata, che hanno mantenuto una posizione coerente riguardo all’evento.
Le dichiarazioni di Sgarbi, supportate dalle affermazioni dell’avvocato Giampaolo Cicconi, cercano di ribadire la trasparenza dell’operato del critico d’arte, sottolineando che in quel periodo erano stati effettuati altri acquisti di opere d’arte a nome di Sgarbi stesso. Nonostante le spiegazioni fornite e la difesa strenua della propria posizione, la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Roma getta un’ombra di incertezza sul futuro di Vittorio Sgarbi e sullo sviluppo di questa intricata vicenda.