Arrestati tre palestinesi a L’Aquila per progettare attentati internazionali
Tre palestinesi sono stati arrestati a L’Aquila con l’accusa di ‘associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico’. Gli indagati, identificati come Anan Kamal Afif Yaeesh, Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh, sono stati portati nel carcere locale per aver pianificato attentati, inclusi quelli suicidi, contro obiettivi civili e militari all’estero. Uno dei piani prevedeva l’utilizzo di un’autobomba per colpire l’insediamento illegale ebraico di Avnei Hefetz. L’operazione è stata scoperta grazie alle indagini condotte dalla Digos di L’Aquila e dal Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo internazionale.
Ordinanza di custodia cautelare e procedura di estradizione
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip distrettuale di L’Aquila, su richiesta della procura, che ha rivelato l’esistenza di una struttura operativa militare denominata Gruppo di Risposta Rapida – Brigate Tulkarem, parte delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Quest’organizzazione è riconosciuta come terroristica dall’Unione europea e mira a compiere atti di violenza con fini terroristici anche contro Stati esteri. Nei confronti di Anan Yaeesh, uno degli arrestati, è stata avviata una procedura di estradizione su richiesta delle Autorità di Israele. Il palestinese, già detenuto a Terni in passato, è accusato di finanziare un gruppo armato chiamato Tulkarem Brigade. I suoi legali hanno presentato un’istanza per revocare la misura cautelare, sottolineando il rischio di trattamenti inumani in caso di estradizione.
Dalle conversazioni via Telegram emerge il ruolo apicale di capo e organizzatore rivestito da Yaeesh, confermato anche dai contatti con Al-Maqdah Munir, comandante militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Il gruppo pianificava un’azione terroristica all’insediamento di Avnei Hefetz, in Cisgiordania, tramite l’utilizzo di un’autobomba. Le conversazioni rivelano dettagli sulle modalità operative degli attentati e la preparazione di video di propaganda con miliziani armati e reclute. La violenza doveva essere filmata per fini propagandistici, con il coinvolgimento di giovani reclute e bambini: ‘Prepara qualcosa di forte per Avnei. Magari, o una macchina sulla strada come Hamzi’.