Concorso docenti: 21 mila iscritti in Piemonte, sfide e preoccupazioni sindacali
Questa mattina ha preso il via il concorso ordinario per il reclutamento di 70.000 docenti in tutta Italia, come previsto dal Pnrr.
Nel solo Piemonte, sono state messe in palio 4.137 cattedre, con un numero di iscritti che si avvicina ai 22.000, secondo quanto riportato dall’Ufficio scolastico regionale. Le prime prove, che si svolgeranno in tre giorni con la prova orale fissata per aprile, presentano sfide e perplessità tra i sindacati, poiché i test sono composti da 50 quesiti a crocette su concetti di pedagogia, didattica, inclusione, valutazione e lingua inglese. Secondo i sindacati, tali quesiti sono ‘del tutto insufficienti a garantire la praticità dell’insegnamento frontale’.
Le preoccupazioni maggiori riguardano la carenza di candidati in determinati settori, come evidenziato da Maria Grazia Penna, segretaria regionale Cisl Scuola. Penna sottolinea che vi è una scarsa affluenza di candidature per i posti di sostegno, soprattutto nelle scuole dell’infanzia e primaria, legata alla ridotta presenza di specialisti con Tfa (Tirocinio Formativo Attivo), stimati attualmente a 5.000 su oltre 18.000 insegnanti in servizio. Questa situazione solleva dubbi sul futuro di tali posizioni e sul sostegno necessario all’interno di queste istituzioni.
Scarsa adesione nelle materie scientifiche e sfide per il Piemonte
Un’altra criticità emersa riguarda la minore adesione alle materie scientifiche, come matematica e scienze, evidenziando una situazione preoccupante per il Piemonte rispetto alla domanda dei posti disponibili. La regione si posiziona al terzo posto per la minore richiesta di docenti rispetto alle posizioni aperte, con una media di otto richieste per ogni posto alle medie e un rapporto di due a uno per le scuole superiori. Questi dati rendono ancora più arduo il conseguimento del punteggio minimo richiesto per superare le prove, fissato a 70 su 100. Maria Grazia Penna aggiunge che diversi candidati potrebbero presentare domande per discipline diverse, e non tutti gli aspiranti sono necessariamente residenti in Piemonte, con la possibilità che, una volta ottenuto il posto, docenti provenienti da altre regioni possano richiedere il trasferimento, generando un’ulteriore disomogeneità nelle cattedre.
Oltre alle sfide legate alla mancanza di candidati in settori specifici, si aggiunge il rischio di quesiti mal formulati durante le prove, come sottolineato da Diego Meli, segretario regionale Uil Scuola. Meli esprime la speranza che non si ripetano errori nella formulazione delle domande, che potrebbero generare un alto numero di ricorsi. I sindacati evidenziano la necessità di rivedere il sistema concorsuale, che non affronta in profondità il problema della precarietà nel settore della supplentite, una questione che tocca non solo il Piemonte ma l’intero territorio italiano. Luisa Limone, segretaria regionale Flc Cgil, sottolinea che oltre un terzo dei docenti è precario, evidenziando la necessità di un cambiamento strutturale attraverso l’apertura di corsi abilitanti e lauree specifiche per l’insegnamento presso le università pubbliche.