Le lotte unite tra movimento transfemminista e lavoratori dello spettacolo
In un’atmosfera di solidarietà e rivendicazione, il presidio di fronte al Teatro Argentina a Roma ha visto un’importante convergenza tra il movimento transfemminista e i lavoratori dello spettacolo. Le attiviste hanno risposto all’appello denunciando molestie e mobbing emerse tra le lavoratrici del Teatro di Roma, ribadendo con forza il messaggio di sostegno reciproco: “Sorella non sei sola”. La giornata dell’otto marzo ha rappresentato un momento cruciale di unione e impegno comune, con la formazione di un fronte coeso che ha abbracciato diverse cause e rivendicazioni.L’attivista di NonUnaDiMeno sottolinea l’urgenza della lotta delle lavoratrici dello spettacolo a Roma, evidenziando lo sfruttamento, la precarietà e le condizioni svantaggiose in cui operano. Questa lotta, oltre a coinvolgere le lavoratrici della cultura, si estende anche alle donne impiegate nel settore turistico e della ristorazione, soggette a condizioni di lavoro difficili e privazioni di diritti. Si evidenzia la mancanza di tutele e la prospettiva di un ulteriore peggioramento delle condizioni con l’arrivo del Giubileo. Il movimento si propone come guida nella conoscenza e nella difesa dei diritti delle lavoratrici, contrastando l’egemonia culturale che la destra politica cerca di imporre con false accuse di pensiero unico, mentre in realtà si distingue per la sua inclusività e diversità.
Le accuse di mobbing al Teatro di Roma e le pressioni sui precari
Al Teatro di Roma, le accuse di mobbing pongono ulteriori pressioni sui dipendenti precari, che si trovano a fronteggiare una situazione lavorativa difficile e poco tutelata. La protesta, manifestata attraverso uno striscione con lo slogan “Vogliamo tutt’altro”, si concentra sulla nomina controversa di Luca De Fusco a direttore del teatro, sollevando interrogativi sulle condizioni contrattuali dei lavoratori. L’Assemblea costituente dei lavoratori dello spettacolo pone l’accento sul problema degli ingaggi mal retribuiti e sull’assenza di parità di genere nelle gerarchie teatrali, evidenziando la mancanza di spazi decisionali per le donne. La presenza della polizia a presidiare i teatri durante le proteste suscita polemiche, evidenziando una presunta prassi di controllo forzato che mina il clima di libertà e partecipazione.