Nordio spinge per una commissione d’inchiesta
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha sollevato l’importanza di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta riguardo al caso dei (presunti) dossieraggi e degli accessi illegali alle banche dati investigative. Nordio sostiene che siamo arrivati a un punto cruciale e potenzialmente irreversibile. La procura di Perugia ha iscritto 16 persone nel registro degli indagati per reati minori come falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio. Nonostante la natura non particolarmente grave dal punto di vista penale, le audizioni hanno acceso ulteriormente la discussione. Sia Giovanni Melillo che Raffaele Cantone, pur senza prove concrete, hanno suggerito la presenza di mandanti dietro a Pasquale Striano e sollevato dubbi sull’entità delle attività di monitoraggio illegale. Inoltre, l’evocazione da parte di Cantone di possibili interessi dei servizi segreti esteri ha aggiunto ulteriore complessità al caso. Il numero massiccio di accessi e file scaricati ha sollevato preoccupazioni sull’uso e la destinazione di queste informazioni, portando alla luce una metodologia d’indagine basata su estese raccolte d’informazioni non strettamente rilevanti ai fini penali.
Reazioni e posizioni dei politici coinvolti
Nordio ha espresso attenzione e preoccupazione per quanto emerso durante le audizioni, sottolineando la gravità delle violazioni dei diritti individuali alla riservatezza. Anche il ministro della Difesa, Maurizio Crosetto, si è pronunciato sulla vicenda confermando la disponibilità per un’audizione e supportando l’istituzione di una commissione d’inchiesta. Tuttavia, il vicepremier Antonio Tajani si è dimostrato meno propenso, sottolineando l’operato della magistratura e della commissione antimafia esistenti. Anche il deputato di Azione, Enrico Costa, ha mostrato scetticismo sull’utilità di una nuova commissione. Le richieste di ascolto in commissione antimafia dell’ex capo della Dna Federico Cafiero De Raho si sono moltiplicate, considerando che gran parte delle intrusioni nei database sono avvenute durante il suo mandato. Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha rivelato condizioni precarie nell’ufficio quando ha assunto l’incarico, creando tensioni che coinvolgono anche De Raho. Il quadro politico si complica ulteriormente con accuse di complotto mediatico-giudiziario e coinvolgimento di esponenti di diverse fazioni politiche, alimentando una situazione che resta ancora in fase embrionale.