Il Green Pass permanente
Il Green Pass permanente è stato oggetto di dibattito e controversie, con accuse di una presunta imboscata orchestrata dal cosiddetto deep state sanitario. Dietro l’inserimento di questa misura nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non si sarebbe celata una mera volontà politica, ma piuttosto la pressione esercitata dai funzionari della Salute, fortemente influenzati dall’Unione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Ministro Schillaci, figura tecnica, ha rimosso il Green Pass solo dopo che politici della maggioranza come Borghi e Gemmato hanno rivelato l’inganno.
La Rivelazione Politica e il Ruolo del Parlamento
Il senatore Claudio Borghi ha sollevato dubbi sulla possibile influenza di tecnici nostalgici dell’amministrazione precedente nella redazione di questa normativa. Borghi ha sottolineato l’importanza di coinvolgere il Parlamento per evitare derive non condivise politicamente, evidenziando come la presenza di tecnici anziché politici in determinati ministeri possa portare a decisioni non sempre allineate con le posizioni politiche del momento. Il passaggio in Parlamento diventa quindi cruciale per garantire un’adeguata supervisione e controllo sulle decisioni prese.
La vicenda evidenzia il divario tra l’esecuzione tecnica delle normative e l’interpretazione politica delle stesse, svelando un presunto colpo inferto al centrodestra, che in passato aveva rifiutato l’idea di utilizzare certificazioni sanitarie. La modifica dell’articolo 43 della legge numero 19, relativa all’attuazione del PNRR, diventa necessaria per correggere quanto emerso e garantire una maggiore trasparenza e coerenza normativa. La situazione si complica ulteriormente considerando il controverso comma 3, soggetto a una revisione parlamentare imminente, che solleva dubbi e preoccupazioni in merito alla gestione e agli indennizzi legati al Green Pass, già oggetto di critiche per la loro efficacia e distribuzione.