Il Tribunale fallimentare di Milano
ha emesso una decisione di fondamentale importanza riguardante l’ex Ilva, attualmente Acciaierie d’Italia spa, accogliendo la richiesta di insolvenza presentata da Invitalia e dal Commissario straordinario Giancarlo Quaranta. Questa determinazione è stata il risultato di un’udienza recente presieduta da Laura De Simone, in cui si sono affrontate le diverse posizioni riguardanti il futuro della società. Gli avvocati di Arcelor Mittal, ancora socio di maggioranza, hanno proposto un concordato “in bianco” per l’intero gruppo, tuttavia, tale istanza è stata respinta.
Effetti dell’insolvenza: finanziamenti e tutela occupazionale
Con l’ufficializzazione dell’insolvenza e l’avvio del processo di amministrazione straordinaria, Acciaierie d’Italia potrebbe beneficiare di sostegno finanziario da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze. Secondo le disposizioni attuali, potrebbero essere concessi “uno o più finanziamenti a titolo oneroso” per un periodo massimo di cinque anni, fino a un massimo di 320 milioni di euro entro il 2024. Queste misure sono il risultato delle azioni intraprese dal Tribunale fallimentare di Milano insieme al decreto legge emesso a gennaio, il quale mirava a rafforzare le salvaguardie per i lavoratori e la continuità produttiva in settori strategici come l’industria siderurgica italiana.
Complessità delle richieste e delle implicazioni
La richiesta di concordato, considerata “improcedibile” per Adi spa e le altre società del gruppo come AdI Energia srl, AdI Servizi Marittimi srl e AdI Tubiforma srl, è stata ritenuta non valida dai giudici. La stretta interconnessione tra le attività delle quattro società e la centralità di AdI spa nel processo decisionale hanno reso la proposta di concordato inefficace. Inoltre, il coinvolgimento esclusivo di Lucia Morselli come rappresentante legale delle altre tre società ha contribuito a consolidare la posizione della corte riguardo alla gestione unitaria del gruppo nel contesto attuale.