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Fedriga e Zaia: polemiche sul terzo mandato
In un contesto politico infuocato, i governatori leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga si ergono come figure di spicco nella battaglia per lo stop al terzo mandato. Dopo la bocciatura dell’emendamento che avrebbe rimosso tale limite, i sostenitori della riforma riprendono a tuonare. Zaia, con uno sguardo al futuro, sottolinea che il suo mandato attuale non è ancora concluso, lasciando intravedere la possibilità di una proroga per le Olimpiadi del 2026.
La posizione di Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, è altrettanto decisa. Egli richiama l’importanza del coinvolgimento delle Regioni nel processo decisionale sul terzo mandato, definendo come ‘profondamente scorretto’ decidere su questioni che riguardano direttamente l’organizzazione istituzionale e democratica delle stesse senza la loro partecipazione attiva.
Il dibattito interno al Pd e le dichiarazioni di Schlein
Al centro del dibattito politico, anche le scelte della segretaria Elly Schlein, che ha deciso di votare con FdI e Forza Italia, oltre al Movimento 5 Stelle, contro la modifica della regola sul terzo mandato. Schlein difende la sua posizione sostenendo che non era presente una riforma equilibrata a vantaggio dei cittadini, bensì un emendamento ‘salva-Zaia’ proposto dalla Lega. Il voto del Pd, dunque, ha suscitato polemiche e controversie, con l’accusa di aver agito per bloccare il presidente della Campania.
Le tensioni all’interno del Pd si fanno sentire, tanto che il sindaco di Milano Beppe Sala interviene definendo lo scontro come ‘pericoloso e sgradevole’. Non solo nel campo progressista si avvertono le scosse, ma anche nel centrodestra emergono voci critiche. Il presidente della Liguria Giovanni Toti invita alla riflessione, soprattutto per FdI e Giorgia Meloni, sottolineando l’incoerenza di limitare i mandati quando storicamente si è sostenuto il principio delle preferenze e della volontà popolare.
Le reazioni di De Luca e l’indifferenza campana
Mentre le polemiche si infittiscono, il governatore campano Vincenzo De Luca decide di non partecipare attivamente alla controversia sul terzo mandato, bollandola come ‘demenziale’. De Luca, con il suo linguaggio tagliente, chiarisce che la Campania non è interessata alla discussione in quanto la regione non ha recepito la legge nazionale sui due mandati, permettendo così la sua permanenza in carica senza limiti prestabiliti.
Le dichiarazioni e le mosse politiche di queste figure di rilievo continuano a tenere banco, alimentando un dibattito acceso sul tema dei mandati e delle regole che devono regolare la permanenza al potere dei rappresentanti eletti. Mentre da un lato si assiste a un’aspra difesa delle posizioni, dall’altro emergono richieste di coinvolgimento e riflessione sulle decisioni intraprese, evidenziando una divisione profonda all’interno dello spettro politico italiano.