![Identificazioni a Milano e Genova: un caso politico scuote il dibattito nazionale 1 20240219 210540 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240219-210540-1.webp)
Identificazioni a Milano e Genova: un caso politico
Alberto Franceschini, ex appartenente alle Brigate Rosse, è stato identificato a Milano durante la commemorazione di Navalny, un evento che ha generato un dibattito politico intenso. Questa serie di identificazioni durante la commemorazione dell’oppositore russo ha sollevato diverse questioni, tanto che il parlamentare Filippo Sensi del Partito Democratico ha annunciato il deposito di un’interpellanza ‘per capire le ragioni’ dietro questi avvenimenti. Anche a Genova, davanti al consolato russo, un’altra donna è stata identificata, portando ulteriore attenzione su queste azioni.
Franceschini ha commentato: ‘È capitato pure a me nella vita di essere identificato’, sottolineando che si tratta di un’operazione di routine per il controllo del territorio. Tuttavia, le identificazioni suscitano interrogativi sulla loro reale necessità e validità, specialmente durante eventi pubblici e manifestazioni pacifiche. La situazione ha sollevato preoccupazioni sul rispetto delle libertà individuali e sull’utilizzo appropriato delle forze dell’ordine.
Il ruolo del Coisp e la risposta della Questura
Il Coisp, sindacato di polizia, ha difeso le identificazioni a Milano, affermando che non si tratta di procedure anomale, bensì di ‘procedure standard che rappresentano una garanzia per tutti i cittadini’. Questa presa di posizione mira a sottolineare l’importanza delle misure di sicurezza per il bene comune, anche se alcuni ritengono che possano essere eccessive in determinati contesti. La Questura ha chiarito che l’intervento degli agenti durante l’evento è avvenuto a seguito di una segnalazione ricevuta via mail, senza indicazioni precise sull’orario o i documenti dei soggetti segnalati.
La Questura ha precisato che l’identificazione dei presenti alla commemorazione di Navalny è stata effettuata per verificare l’identità del promotore dell’iniziativa e che l’identificazione di tutti i partecipanti è avvenuta per un ‘eccesso di zelo’ da parte degli agenti, senza l’intenzione di limitare le libertà dei presenti. Tuttavia, la portavoce dell’associazione Annaviva, Marina Davydova, ha risposto alle identificazioni definendole come un malinteso, sottolineando l’incredulità dei presenti di fronte all’azione delle forze dell’ordine. La presenza della Digos e le richieste di documenti hanno generato perplessità e sollevato dubbi sulle reali motivazioni di tali controlli.