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Il caso Ex Ilva: Mittal contro Invitalia
ArcelorMittal ha reagito con stupore e irritazione alla richiesta di amministrazione straordinaria presentata da Invitalia per la gestione delle acciaierie di Taranto. Il gruppo franco-indiano ha proposto un concordato in bianco con misure protettive, nonostante il tribunale di Milano abbia evidenziato problemi finanziari compromettenti per la continuità aziendale. La situazione è stata definita incompatibile con la sopravvivenza dell’azienda. ArcelorMittal ha espresso delusione per l’avvio dell’iter di commissariamento da parte di Invitalia, sottolineando la mancanza di condivisione dell’intenzione durante le precedenti riunioni.
Le risposte dei commissari di Ilva
I commissari di Ilva hanno respinto con fermezza le motivazioni addotte per richiedere il concordato con riserva. Hanno smentito categoricamente le voci secondo cui gli impianti non potrebbero essere acquistati, citando il decreto Fitto che consente la cessione degli impianti anche in fase di sequestro. Inoltre, hanno contestato la tesi secondo cui la domanda di concordato preventivo sarebbe legata all’impossibilità di dissequestrare gli impianti entro una certa data, affermando che Acciaierie d’Italia sembra voler evitare l’amministrazione straordinaria e le relative responsabilità.
La reazione di Mittal
ArcelorMittal ha accolto con estrema irritazione la decisione di chiedere l’amministrazione straordinaria, definendola una grave violazione dell’accordo di investimento. La multinazionale ha sottolineato di aver partecipato in buona fede alle discussioni per trovare soluzioni adeguate, accusando Invitalia di tentare di incolparli per l’insoddisfacente esito della situazione e di assolversi insieme al governo italiano. Mittal si riserva tutti i diritti di azioni conseguenti, manifestando la propria delusione per il fallimento del partenariato pubblico-privato.
Il percorso di risanamento proposto da Lucia Morselli, ad di Acciaierie d’Italia, è stato giudicato inadeguato dai giudici esprimendosi sulla richiesta di misure protettive cautelari. Il tribunale di Milano ha evidenziato l’assenza di concrete prospettive di risanamento attraverso la procedura di composizione negoziata. La situazione finanziaria attuale e la mancanza di disponibilità di rifinanziamento da parte dei soci o di terzi pongono l’azienda in una condizione critica, compromettendo la liquidità necessaria per la sopravvivenza aziendale e per trattare con i creditori.