Tragedia al cantiere Esselunga di Firenze: la disperazione dei sopravvissuti
La terra è sparita al cantiere Esselunga di Firenze, lasciando dietro di sé una scia di terrore e disperazione. Gli operai sono ancora alla ricerca del quinto corpo, quello di Bouzekri Rachimi, un migrante marocchino di 56 anni, con il timore che sia stato inghiottito dal cemento durante il crollo. Le testimonianze dei superstiti dipingono un quadro agghiacciante: ‘Mi sono sentito mancare la terra, d’istinto mi sono aggrappato alle reti di metallo e dopo qualche secondo ero appeso nel vuoto.’
Le lacrime e lo sgomento avvolgono coloro che sono riusciti a raccontare l’inferno vissuto: ‘Mi sono sentito mancare la terra, d’istinto mi sono aggrappato alle reti di metallo e dopo qualche secondo ero appeso nel vuoto. Attaccato a quei ferri mentre veniva tutto giù. Poi sono caduto, ma non mi è caduto quasi niente addosso. E sono vivo’, ha raccontato Teodor, uno dei feriti, alla ministra Calderone e alle autorità locali.
Indagini in corso sul crollo: ipotesi e responsabilità
Firenze si interroga sulle cause del crollo che ha sconvolto la città. Una trave di 15 tonnellate è crollata improvvisamente, travolgendo tutto ciò che si trovava sotto di essa. Le indagini della Procura per omicidio plurimo colposo si concentrano sul materiale utilizzato e sulle fasi della costruzione: ‘Come mai la trave ha ceduto? Scadente il materiale, sbagliato il montaggio?’
Il fermo delle indagini potrebbe portare a individuare i primi responsabili. Il TgR Abruzzo ha rivelato che la trave incriminata potrebbe non essere stata fissata correttamente prima della gettata di cemento, sollevando dubbi sulla coordinazione tra le diverse aziende coinvolte nella costruzione. Il procuratore e i suoi sostituti sono alle prese con testimonianze, documenti e registri per fare luce sulle responsabilità.
Il dolore dei familiari e la rabbia degli operai
La tragedia al cantiere Esselunga ha generato dolore e rabbia tra i familiari delle vittime e gli operai sopravvissuti. Marco Carletti della Fillea Cgil denuncia un sistema marcio che mette a rischio la vita degli operai: ‘Gli operai, colleghi delle vittime, ci hanno confidato che avevano paura in quel cantiere.’ La ricerca dei dispersi continua con l’aiuto di gru e squadre specializzate dei vigili del fuoco.
Il ricordo degli amici e colleghi persi nel crollo è commovente: ‘Non si può uscire di casa per lavorare e non tornare’, ricorda Raffaele Iannone sull’amico Luigi Coclite, una delle vittime accertate. Le famiglie delle vittime chiedono giustizia e risposte, mentre la città si stringe attorno al dolore di chi ha perso un pezzo di sé in quella tragedia.