A Catanzaro: una gestione carceraria sotto accusa
Detenuti padroni del carcere, ex direttrice inquietata, e un’indagine che svela i retroscena di un istituto penitenziario scosso da rivelazioni scioccanti. La figura di Angela Paravati, dirigente che sembrava celare più di quanto apparisse, emerge al centro di un vortice di sospetti. Il trasferimento di un sovrintendente della polizia penitenziaria proveniente dalla Capitale scatena i primi allarmi: ‘Una spia mandata da Roma’, sussurrano gli inquirenti. La gestione disinvolta dell’istituto sembra trovare un terreno fertile nelle azioni degli stessi detenuti, divenuti protagonisti inaspettati all’interno delle mura di Catanzaro.
Un’ombra sulla direzione carceraria
Le mancanze di controllo e le presunte complicità emergono in modo inequivocabile: la stessa ex direttrice, Angela Paravati, avrebbe mostrato un atteggiamento indulgente nei confronti dei detenuti, aprendo spiragli per attività illecite all’interno del carcere. Le voci si fanno più insistenti quando, a gennaio del 2022, un detenuto si rivolge alla fidanzata per ottenere un telefono nascosto in un pacco di biscotti. Le parole del detenuto rivelano un’inaspettata complicità: ‘Fatevi mandare quello che vi pare, i pacchi non sono controllati’, avrebbe confermato la stessa direttrice. Un’ombra di sospetto si allunga sulle pratiche interne, sollevando domande su quanto realmente avveniva dietro le spesse mura del penitenziario.
Lamentele e complicità: il lato oscuro del sistema
Le lamentele diventano una costante, segnando un’atmosfera di privilegi e abusi all’interno del carcere. A marzo del 2022, un medico si rivolge all’ex direttrice, chiedendo interventi per contrastare situazioni inaccettabili: ‘Un infermiere ostaggio di un detenuto’, una situazione in cui il confine tra carcerato e gestore sembra offuscarsi. Gli scambi di favori e il baratto tra disagi e vantaggi emergono come prassi consolidata: a aprile del 2022, il guasto ai riscaldamenti diventa pretesto per ottenere privilegi, svelando un sistema corrotto e distorto. Le parole della comandante Poli, finita agli arresti, gettano luce su un’organizzazione compromessa: ‘Perché la Paravati gli ha dato telefonate e tutte queste cose qua per l’emergenza?’.
La tensione cresce, le preoccupazioni si fanno sempre più intense. L’arrivo di un sovrintendente distaccato a Catanzaro scatena timori e sospetti, descritto come ‘una spia inviata da Roma’. Paravati e Poli, investite da un senso di inquietudine, decidono di agire: assumere informazioni, verificare le ragioni del trasferimento, controllare le mosse dell’istituzione. Il timore di un’inchiesta giudiziaria si fa sempre più concreto, culminando in una serie di decisioni volte a proteggere se stesse e il sistema che sembrava vacillare sotto il peso delle rivelazioni.