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Droga e cellulari in carcere: Coinvolta l’ex direttrice e la comandante della Casa Circondariale di Catanzaro
Droga e cellulari in carcere sono al centro di un’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex direttrice Angela Paravati e della comandante Simona Poli della Casa Circondariale di Catanzaro. Le autorità accusano Paravati di aver contribuito attivamente alle attività illegali nonostante non ne facesse ‘organicamente parte’. La sua presunta partecipazione, tramite ‘condotte omissive e commissive’, avrebbe favorito l’introduzione e la distribuzione di sostanze stupefacenti e dispositivi telefonici all’interno del carcere.
Paravati e le accuse: Secondo l’accusa, Paravati avrebbe fornito un ‘contributo concreto, specifico e volontario’ alle associazioni coinvolte, con l’obiettivo di garantirsi una gestione agevole dell’Istituto Penitenziario di Catanzaro e di mantenere un’apparenza di efficace gestione esterna. Le attività illecite sarebbero state finalizzate a mantenere la ‘governabilità dell’Istituto’ e a creare un’immagine positiva verso l’esterno, nonostante le attività illegali in corso.
Le attività illegali e le connivenze
Le indagini hanno rivelato l’esistenza di un sistema ben definito all’interno del carcere, gestito da detenuti, agenti penitenziari e individui esterni, dedicato allo spaccio di droga e all’introduzione di telefoni cellulari. Paravati, secondo la documentazione investigativa, era a conoscenza di questo sistema da tempo. Si sarebbe svolto un’attivo traffico di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari, nascosti all’interno dei pacchi destinati ai detenuti o introdotti da agenti infedeli.
L’evasione di un detenuto: Tra le accuse mosse nei confronti di Paravati vi è anche il presunto coinvolgimento in un caso di evasione avvenuto nel marzo del 2022. Si sostiene che, in collaborazione con Simona Poli e Franco Cerminara, assistente capo della polizia penitenziaria, Paravati avrebbe agevolato la fuga di un detenuto.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’ex direttrice avrebbe ricevuto segnalazioni riguardo alle attività illegali all’interno del carcere, ma anziché intervenire per prevenirle, avrebbe contribuito attivamente a mantenere in piedi il sistema illecito. Le accuse si concentrano sul suo ruolo chiave nel mantenere un ambiente favorevole al traffico di droga e cellulari all’interno dell’istituto penitenziario.