![Omicidio Yara Gambirasio: la verità nascosta dietro il verdetto contestato 1 20240216 102037](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240216-102037.webp)
Omicidio Yara Gambirasio: la lotta per la verità
La Cassazione respinge la richiesta di nuovi accertamenti sui vestiti. Secondo i legali di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, nei reperti dell’indagine ‘c’è la risposta che Massimo è innocente’. Tuttavia, la Cassazione ha dichiarato inammissibile la loro istanza di poterli analizzare ulteriormente. La difesa potrà solo visionare i vestiti e il Dna della vittima, senza la possibilità di sottoporli a nuovi accertamenti.Un verdetto contestato e l’amara delusione della difesa. Gli avvocati di Bossetti hanno commentato: ‘Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista. Il potere vince sempre’. Ritengono che nei reperti ci sia la prova dell’innocenza di Massimo Bossetti, ma questa verità rimane irraggiungibile a causa di limitazioni processuali.
Il caso di Yara Gambirasio: una tragedia senza fine
La scomparsa e il ritrovamento del corpo. Yara Gambirasio, tredicenne residente a Brembate di Sopra, scomparve il 26 novembre 2010 dopo aver consegnato uno stereo alle sue maestre. Il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a un chilometro dal suo paese. La giovane era stata aggredita, accoltellata e abbandonata a morire di ipotermia.Un’indagine intricata e un uomo condannato. Le indagini complesse portarono all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore di Mapello, tramite il test del Dna su oltre 25.000 persone del territorio. Bossetti fu condannato in tutti i gradi di giudizio per l’omicidio di Yara. Tuttavia, la difesa sostiene che il Dna sia stato manipolato e che esistano altre persone compatibili con il profilo genetico del presunto assassino.