![Il cammino verso la libertà: riflessioni sulla Quaresima e la redenzione 1 20240214 192559](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240214-192559.webp)
Il cammino dalla schiavitù alla libertà: la Quaresima come tempo di grazia
Cari fratelli e sorelle! Quando il nostro Dio si rivela, comunica libertà: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). Così si apre il Decalogo dato a Mosè sul monte Sinai. Il popolo sa bene di quale esodo Dio parli: l’esperienza della schiavitù è ancora impressa nella sua carne. Riceve le dieci parole nel deserto come via di libertà. Noi li chiamiamo “comandamenti”, accentuando la forza d’amore con cui Dio educa il suo popolo. È infatti una chiamata vigorosa, quella alla libertà. Non si esaurisce in un singolo evento, perché matura in un cammino. Come Israele nel deserto ha ancora l’Egitto dentro di sé – infatti spesso rimpiange il passato e mormora contro il cielo e contro Mosè -, così anche oggi il popolo di Dio porta in sé dei legami oppressivi che deve scegliere di abbandonare.
Ce ne accorgiamo quando ci manca la speranza – e vaghiamo nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa verso cui tendere insieme. La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore (cfr Os 2,16-17). Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù e sperimenti il passaggio dalla morte alla vita. Come uno sposo ci attira nuovamente a sé e sussurra parole d’amore al nostro cuore.
L’esodo verso una terra di speranza
L’esodo dalla schiavitù alla libertà non è un cammino astratto – Affinché concreta sia anche la nostra Quaresima, il primo passo è voler vedere la realtà. Quando nel roveto ardente il Signore attirò Mosè e gli parlò, subito si rivelò come un Dio che vede e soprattutto ascolta: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele» (Es 3,7-8). Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove?
Molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri – negando la fraternità che originariamente ci lega. In un mondo sempre più veloce e tecnologico, è fondamentale fermarsi, guardare intorno e ascoltare i bisogni degli altri. La Quaresima ci invita a compiere un esame di coscienza profondo, a riscoprire il senso di comunità e solidarietà che spesso si perde nella frenesia quotidiana. Solo attraverso la consapevolezza e l’azione possiamo rompere le catene che ci tengono legati a una mentalità individualista e egoista.
La redenzione attraverso la compassione e l’azione
La compassione è il motore che ci spinge ad agire – per il bene degli altri e per la nostra stessa redenzione. Come ci ricorda il profeta Osea, il deserto può diventare nuovamente il luogo del primo amore, della rinascita spirituale. È un invito a lasciare alle spalle le nostre ‘schiavitù’ personali, le dinamiche che ci imprigionano e a camminare verso la luce della libertà. La Quaresima non è solo un periodo di astinenza e penitenza, ma soprattutto un tempo di conversione e trasformazione interiore.
Guardando alla figura di Mosè – chiamato da Dio a liberare il popolo e condurlo alla terra promessa, possiamo trarre ispirazione per i nostri passi di fede. Anche noi siamo chiamati a ascoltare il grido dei bisognosi, a lottare contro le ingiustizie e a costruire un mondo più giusto e solidale. La Quaresima ci offre l’opportunità di riscoprire il senso più autentico della nostra umanità, di abbracciare la libertà che deriva dalla compassione e dall’amore per il prossimo.
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