Una recente critica è stata mossa dal governo nazionale verso l’ultima iterazione del Piano casa pugliese, ratificato a dicembre dal Consiglio regionale. Il dicastero dei Beni Culturali ha trasmesso alle autorità locali un documento contenente appunti critici su cinque dei otto articoli della legge numero 36, datata 19 dicembre 2023, ribattezzata “statuto per il rinnovamento edilizio”. Tale avviso sottolinea l’impellente necessità per il Consiglio di rettificare le anomalie riscontrate, altrimenti si rischia una contestazione formale da parte del governo, davanti alla Corte Costituzionale. Tale scenario non è novità per la Puglia, che si distingue negativamente tra le Regioni per le frequenti censure subite dai propri piani, iniziando dal 2009. In particolare, si contano tre disapprovazioni, due delle quali nel 2022 e una nel 2023, oltre a un’indagine di legittimità costituzionale sul penultimo Piano casa.
Le osservazioni del Ministero evidenziano che il nuovo Piano non si conforma alle direttive tecniche del Piano Paesaggistico Regionale Pugliese (Pptr), per quanto concerne gli interventi di demolizione e costruzione, il 35% di volumetrie aggiuntive concesse e la possibilità di erigere strutture con sagome, facciate, fondazioni e caratteristiche planovolumetriche e tipologiche disallineate dalle Nta menzionate. Viene inoltre messa in luce la questione riguardante i tipi di edifici esclusi dai benefici edilizi. Si interrogano i funzionari: sono soltanto quelli precedentemente incentivati, o anche quelli che hanno goduto dei medesimi vantaggi grazie alle estensioni del Piano casa, poi esaminate dalla Corte? Nel documento, come rilevato dal Ministero, non si afferma la supremazia del Piano Paesaggistico nelle operazioni edilizie, contravvenendo all’articolo 117 della Costituzione e agli articoli 135, 143 e 145 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Un altro punto di contesa riguarda l’omissione della co-pianificazione, ovvero il processo da avviare per modificare il Pptr, e la facoltà di costruire in aree rurali.
Nel corso della giornata, la Regione Puglia e il Ministero della Cultura avvieranno una conferenza video per discutere le questioni emerse, con la mediazione del Ministero per gli Affari Regionali. Da parte pugliese, le osservazioni sono considerate “ideologiche e strumentali, semplicemente confutabili”. “Le critiche del Ministero interessano aspetti di margine – spiega il consigliere delegato all’Urbanistica, Stefano Lacatena – che risolveremo attraverso un dialogo istituzionale. Altre problematiche come la co-pianificazione sono state già chiarite dalla Corte Costituzionale, che ha emesso un parere recente. Ogni misura prevista deve essere in armonia con le direttive del Piano paesaggistico, eliminando quindi la necessità della co-pianificazione”. In aggiunta, la Corte ha dichiarato che quando si “impone esplicitamente l’osservanza delle disposizioni del Pptr, attraverso una clausola che fa riferimento a prescrizioni, orientamenti, misure di tutela e direttive dello stesso Pptr”, ciò non può essere considerato ridondante. La sua validità, nel rispetto obbligato del Pptr, preclude anche il pericolo di una diminuzione dei livelli di protezione del paesaggio, in contravvenzione all’articolo 9 della Costituzione. “Questo è precisamente il caso della legge in esame – conclude Lacatena – Pertanto, siamo fiduciosi nella nostra capacità di persuadere il governo riguardo la solidità del quadro normativo”.