L’inclusione scolastica a rischio: mancanza di insegnanti di sostegno nel Sud Italia
Il concorso bandito dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha evidenziato un paradosso che mette a rischio l’inclusione e il sostegno scolastico nel Sud Italia. I numeri parlano chiaro: i candidati per il ruolo di insegnante di sostegno sono concentrati principalmente nelle regioni meridionali, mentre i posti a disposizione sono prevalentemente nel Nord. Questa discrepanza porta a una carenza di aspiranti insegnanti, lasciando molti posti vacanti e causando una costante rotazione di supplenti non specializzati nelle classi che necessitano di una presenza stabile per gli studenti con bisogni speciali.
La situazione in Piemonte e Lombardia
Analizzando i dati emersi dal concorso, emergono cifre sorprendenti che evidenziano la criticità della situazione. Nel Piemonte, ad esempio, per la scuola dell’Infanzia sono disponibili 232 posti con soli 39 candidati, mentre per la primaria si contano 1357 posti e 48 iscritti al concorso. Nella scuola secondaria, 148 candidati competono per 733 posti di primo grado, mentre ben 546 aspiranti insegnanti si contendono solamente 54 posti per la secondaria di secondo grado.
In Lombardia la situazione non migliora: 84 candidati per 440 posti nella scuola dell’Infanzia, 171 insegnanti in lizza per 4.111 posti nella primaria, 530 candidati per 2.091 posti nelle medie e 1434 concorrenti per soli 122 posti nelle scuole superiori.
La disparità diventa ancora più evidente nelle regioni come la Sicilia e la Campania. In Campania, ad esempio, 1664 candidati si contendono 18 posti nella scuola dell’Infanzia, 3484 aspiranti insegnanti competono per 60 posti nella primaria, oltre duemila candidati per 74 posti nelle medie e quasi 5.000 insegnanti in cerca di lavoro per 38 posti nelle scuole superiori. In Sicilia, i numeri non sono meno allarmanti: 1299 insegnanti per 15 posti nell’Infanzia, 3357 candidati per 51 posti nella primaria, 3337 aspiranti per 50 posti nelle medie e ben 5538 concorrenti per soli 31 posti nelle scuole superiori.
Le sfide e le proposte per il futuro
La mancanza di insegnanti di sostegno non è una novità assoluta e dipende da diversi fattori, tra cui una programmazione migliorabile dei Tfa da parte delle Università e un calo demografico nelle regioni meridionali. Ivana Barbacci, esponente della Cisl, sottolinea la necessità di ridisegnare le politiche educative per fronteggiare questa crisi: ‘Occorre superare l’affidamento esclusivo alle Università per la gestione dei percorsi di formazione, valorizzando il ruolo delle scuole stesse. È fondamentale offrire ai docenti in servizio sui posti di sostegno l’opportunità di specializzarsi, supportando la loro esperienza sul campo.’
Barbacci critica anche l’inefficacia delle attuali politiche sul sostegno scolastico, suggerendo un aumento significativo dei posti a disposizione e interventi mirati sui percorsi di specializzazione e di reclutamento. ‘Inasprire i vincoli non risolve il problema quando la precarietà supera il 50%. È essenziale incrementare il numero di posti disponibili e migliorare i percorsi formativi per garantire un’adeguata copertura degli insegnanti di sostegno, evitando così il collasso del sistema educativo.’