![La misteriosa morte di Samuele Landi a Dubai e il suo progetto sull'isola artificiale 1 20240212 145027](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240212-145027.webp)
Cadavere ripescato a Dubai: identificato come il manager italiano Samuele Landi
Il corpo senza vita ripescato in mare a Dubai sarebbe quello di Samuele Landi, l’imprenditore aretino 59enne latitante negli Emirati Arabi. Le impronte digitali del cadavere ‘corrispondono’ con quelle dell’imprenditore, come riportato dal Corriere. La polizia locale avrebbe già comunicato informalmente la notizia alla famiglia, in attesa della conferma definitiva tramite il test del Dna. L’imbarcazione su cui viaggiava è stata colpita il 2 febbraio da un’onda anomala, e da allora i familiari non hanno più avuto notizie di lui.
Landi era amministratore dell’azienda Eutelia, che in passato è stata la quarta compagnia telefonica italiana. Dopo il crac dell’azienda nel 2010, si trasferì negli Emirati Arabi dove risultava latitante agli occhi della giustizia italiana. A seguito del crac da 100 milioni di euro, è stata emessa una condanna definitiva nel 2019 a 8 anni per bancarotta fraudolenta. Nonostante un mandato di arresto nel 2010, Landi era già a Dubai e non fece ritorno in Italia. Inoltre, ha ricevuto una seconda condanna a 6 anni e 6 mesi per il crac di Agile, condanna che non è ancora definitiva.
La vita di Samuele Landi e il suo progetto sull’isola artificiale
Nei mesi precedenti alla sua morte, l’ex manager viveva su un’isola artificiale al largo della Penisola arabica. Questo progetto sperimentale, come spiegato da Landi stesso, mirava a offrire una migliore qualità di vita lontano dall’inquinamento cittadino e dalle tasse statali. L’imbarcazione su cui viaggiava è naufragata mentre si dirigeva tra la costa degli Emirati e Aisland, la sua isola artificiale. Samuele Landi, paracadutista e campione italiano di enduro negli anni ’80, vantava cinque partecipazioni alla Parigi-Dakar. Da amministratore delegato di Eutelia, aveva portato l’azienda di famiglia ai vertici della telefonia in Italia, diventando uno dei principali player nazionali nel settore prima del fallimento e del trasferimento a Dubai.