Napoli, il dramma di San Giovanni: la testimonianza di Antonio Pinto
Antonio Pinto, il figlio diciottenne di Pasquale Pinto, si è trovato al centro di una tragedia familiare che ha scosso la comunità di San Giovanni. In un’intervista toccante, Antonio racconta il suo punto di vista su quanto accaduto.
Le prime reazioni di fronte alla tragedia
In merito alla scoperta dei gesti compiuti da suo padre, Antonio rivela: “Ero in crociera per una gita scolastica. Mi hanno chiamato i professori informandomi con tatto. È stato organizzato il mio ritorno e ho notato l’attenzione per la mia sicurezza, ad esempio evitando stanze di albergo con il balcone. Non ho mai pensato a gesti estremi ma capisco che ci possa essere stata questa preoccupazione.”
Antonio ha espresso il suo shock di fronte alle immagini: “Ho pensato che non era lui. Il suo volto, le movenze e persino la voce non assomigliavano a quelle di mio padre che, in quel momento, sembrava un indemoniato. Aveva la faccia scavata, sorrideva in un modo che non era il suo.”
La lotta contro le paranoie di Pasquale Pinto
Riguardo agli episodi di paranoia del padre, Antonio spiega: “L’unica spiegazione possibile sono le paranoie che, qualche volta, manifestava. Mi riferisco al fatto che potesse avere delle fissazioni come ad esempio accade una volta in cui era convinto che ci fosse un errore sulla mia carta di identità anche quando, invece, a seguito di una imprecisione sul codice di avviamento postale, il documento era stato corretto.”
Antonio continua: “Mio padre aveva provato a chiamarmi la sera prima della tragedia. Ho trovato un avviso della telefonata quasi alle 22 ma purtroppo, essendo in crociera, il mio cellulare non prendeva. Successivamente ho saputo che, durante i momenti in cui si affacciava alla finestra, mio padre aveva detto di essere preoccupato che mi avessero ucciso. Forse gli era venuta una paranoia.”
Quanto alle preoccupazioni di Antonio riguardo alle paranoie del padre, egli dichiara: “Avevo detto più volte a mio padre di rivolgersi a uno specialista ma lui non aveva mai voluto. Forse aveva paura di scoprire qualcosa ma voglio sottolineare che le ansie e le paranoie non sembravano allarmanti.”
La verità dietro la tragedia
Antonio smentisce categoricamente le voci su problemi di coppia o depressione: “Non si è trattato di un femminicidio. Mio padre che aveva anche una figlia nutriva ammirazione per mia madre e rispetto per le donne. Nessuna depressione. Mio padre aveva smesso da dieci anni di fare la guardia giurata e percepiva pensioni di invalidità.”
Infine, Antonio concludendo la sua testimonianza, rende omaggio a suo padre: “Mio padre non era un assassino ma un uomo perbene che ha cresciuto tre figli con grande amore e dedizione. Continuerò a crescere con i suoi valori, sperando di realizzare il mio sogno di nuotatore professionista, rappresentando l’Italia in qualche competizione, dedicando a lui e mia madre le mie conquiste.”