![Le critiche di Chiara Saraceno sull'Assegno di Inclusione e il suo impatto sociale 1 20240207 150251](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240207-150251.webp)
Le critiche di Chiara Saraceno sull’Assegno di Inclusione
Chiara Saraceno, sociologa e honorary fellow presso il Collegio Carlo Alberto di Torino, ha sollevato diverse critiche sull’Assegno di Inclusione (Adi) introdotto dal governo Meloni. Secondo Saraceno, l’Adi ha condotto a una significativa esclusione di individui che un tempo avrebbero beneficiato del Reddito di Cittadinanza. La platea dei potenziali percettori dell’Adi è stata notevolmente ristretta attraverso criteri categorici e restrizioni che vanno a penalizzare particolarmente le famiglie numerose con figli minorenni.
Le restrizioni dell’Assegno di Inclusione
Saraceno spiega che l’Adi ha introdotto una serie di restrizioni che rendono difficile l’accesso per molte famiglie. Viene evidenziato il caso degli adulti under 60 senza figli minorenni, che, se privi di un reddito proprio, sono considerati a carico dei genitori per il calcolo dell’Isee e degli altri requisiti. Questa norma, secondo Saraceno, colpisce in particolare le persone disabili che vivono sole e che faticosamente cercano autonomia, definendole automaticamente come figli e quindi escludendole dall’Adi.
La mancanza di politiche attive del lavoro
La sociologa critica anche la mancanza di politiche attive del lavoro associate all’Adi. Saraceno sottolinea che l’obbligo di frequentare corsi di formazione per accedere all’assegno non è accompagnato da un effettivo supporto statale nella ricerca di lavoro. Questo porta a un’astratta visione dei motivi della povertà e non tiene conto delle reali difficoltà che molte persone potrebbero incontrare nel reinserirsi nel mercato del lavoro, specialmente se anziani e con basse qualifiche. Saraceno lamenta anche la mancanza di monitoraggio sull’effettiva erogazione dell’Adi e sul suo impatto. Critica il fatto che non siano disponibili informazioni dettagliate sui beneficiari e sulle misure di supporto alla formazione e al lavoro. La sociologa invoca un maggiore controllo e trasparenza da parte delle istituzioni per garantire che le politiche di sostegno sociale siano effettivamente efficaci e non lascino indietro chi più ne ha bisogno.