Protesta dei Trattori: Il Sistema della Grande Distribuzione sotto Accusa
La protesta dei trattori ha scosso l’Italia, mettendo in evidenza le gravi problematiche che affliggono il settore agricolo. Al di là delle questioni superficiali come i tagli agli sconti sul gasolio o alle agevolazioni fiscali discusse in Parlamento, il cuore del problema risiede nelle pratiche commerciali sleali e nelle vendite sottocosto perpetrate dalla Grande distribuzione organizzata. L’avvocato Dario Dongo, esperto in diritto alimentare internazionale, sottolinea che ‘tra le prime cause della crisi dell’agricoltura ci sono tuttora le pratiche sleali e le vendite sottocosto’. Queste pratiche non solo minano la redditività delle imprese agricole, ma mettono a repentaglio la sostenibilità dell’intera filiera agroalimentare.
Le Pratiche Sleali nel Commercio Agricolo
Le pratiche commerciali sleali sono state il centro di numerose indagini condotte nel corso degli anni. L’Antitrust, ad esempio, ha evidenziato come i distributori abbiano beneficiato di sconti e contributi che rappresentavano in media il 24,2% del fatturato delle imprese fornitrici. Solo nel 2019, l’Unione europea ha approvato la direttiva 633 (Unfair Trading Practices) che vieta 16 pratiche commerciali sleali, tra cui pagamenti in ritardo, annullamenti di ordini improvvisi e aste online al doppio ribasso. Queste tattiche esercitano una pressione asfissiante sui fornitori, in particolare sui piccoli agricoltori e braccianti, minando la stabilità economica di chi si trova in posizione più debole nella catena produttiva.
L’Impatto dell’Anomalia del Decreto Italiano
Un’importante criticità emersa è rappresentata dall’approvazione del decreto legislativo 198 del 2021 in Italia, atto che ha escluso dal campo di applicazione le cessioni di prodotti agricoli e alimentari alle organizzazioni di produttori e i conferimenti dei soci nelle cooperative. Questa eccezione ha favorito le cooperative e le organizzazioni di produttori a discapito dei piccoli agricoltori, che si sono visti privati di tutele essenziali come i termini di pagamento e i divieti di vendita sottocosto. Tale anomalia ha generato uno squilibrio nel comparto agricolo italiano, penalizzando chi opera in un contesto di marginalità economica. Inoltre, il decreto ha affidato la vigilanza a enti non adeguati come l’Icqrf, compromettendo il controllo efficace sul rispetto delle normative anti-slealtà commerciali.
L’Associazione Rurale Italiana (ARI) ha sollevato ulteriori critiche, richiamando l’attenzione sull’attuazione effettiva della direttiva sulle pratiche commerciali sleali e sul divieto a livello europeo di pratiche di vendita al di sotto dei costi di produzione. ARI ha sottolineato la necessità che i prezzi pagati agli agricoltori coprano i costi di produzione e garantiscano redditi dignitosi. Inoltre, l’associazione ha denunciato la distribuzione diseguale degli aiuti della Politica agricola comune, in cui una minoranza di grandi aziende agricole monopolizza la maggior parte degli aiuti a discapito della maggioranza degli agricoltori europei. Queste disfunzioni minano la sostenibilità economica e ambientale del settore agricolo europeo, richiedendo interventi urgenti e risoluzioni concrete.