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Confisca del Castello La Sonrisa: Il verdetto della Corte di Cassazione
La Sonrisa, noto castello che ha fatto da sfondo alle stravaganti cerimonie televisive de “Il Boss delle Cerimonie”, è stato al centro di una sentenza esecutiva emessa dalla Corte di Cassazione. La confisca dell’ampia struttura ricettiva situata a Sant’Antonio Abate, nel Napoletano, è diventata definitiva, portando con sé la prescrizione dei reati contestati agli indagati. Questo verdetto ha sancito la destinazione degli immobili e dei terreni del castello al patrimonio del Comune, segnando così la fine di una lunga battaglia legale iniziata nel 2011.
Le conseguenze per Sant’Antonio Abate e le famiglie coinvolte
La confisca della struttura ha generato preoccupazione tra le più di 200 famiglie legate all’hotel-ristorante, che rappresentava una fonte di reddito e occupazione fondamentale per il territorio di Sant’Antonio Abate. Con circa un centinaio di dipendenti tra stagionali e fissi, la perdita dell’attività mette a rischio i posti di lavoro e l’economia locale. Il sindaco, Ilaria Abagnale, ha espresso preoccupazione per il futuro di questa risorsa lavorativa e ha dichiarato l’intenzione di gestire la situazione nel rispetto della legalità e con massima trasparenza.
Ilaria Abagnale ha sottolineato l’importanza della struttura come punto di riferimento per l’intera area, offrendo lavoro a centinaia di famiglie. Ora, l’immobile confiscato può essere destinato esclusivamente alla demolizione o a utilizzi di pubblica utilità, creando un dilemma per le autorità locali.
Il futuro incerto del Castello delle Cerimonie
Il prossimo passo riguarda un incontro tra Ilaria Abagnale e il prefetto di Napoli, insieme ai vertici della Procura, per definire il futuro del Castello delle Cerimonie. L’obiettivo è trovare una soluzione che non privi il territorio dell’importante azienda ricettiva, probabilmente attraverso l’assegnazione della gestione a privati tramite un bando pubblico. Questo meccanismo escluderebbe eventuali ingerenze e garantirebbe un utilizzo a fini di pubblica utilità, con il Comune che ricaverebbe un fitto dalla struttura.
Il sindaco ha annunciato che una villetta abusiva confiscata è stata destinata a diventare un asilo nido, dimostrando un’alternativa all’abbattimento degli immobili abusivi. Queste decisioni segnano una svolta nella gestione delle proprietà sequestrate, indicando un possibile futuro di riutilizzo a fini sociali e di interesse pubblico.