Sanremo e la polemica sul napoletano di Geolier
Il Festival di Sanremo è da sempre un crogiolo di emozioni, arte e talvolta polemiche. Quest’anno, al centro del dibattito troviamo il giovane rapper Geolier e il suo brano “I p’ me, tu p’ te“, destinato al palco dell’Ariston. La bufera social che si è sollevata attorno alla canzone non riguarda le metriche o le sonorità, bensì la lingua utilizzata nel testo, che secondo molti non rispecchierebbe il vero napoletano.
L’attore Gianfranco Gallo, noto per il suo legame con la cultura napoletana, non è stato tenero nei confronti del brano: «Sono felice che un ragazzo napoletano fortissimo vada a Sanremo, lo giuro. Ma possiamo dire che il testo è scritto in una forma pessima?». Tuttavia, non si tratta di una critica fine a sé stessa, poiché Gallo ha aggiunto: «Non si tratta di puzza sotto al naso o di vecchiamma e nemmeno di razzismo ed in più tutti quanti noi vorremmo che vincesse un ragazzo napoletano». Le parole dell’attore riflettono una sorta di delusione mista a speranza per la rappresentazione della propria cultura.
La difesa della lingua napoletana
Non meno ferventi sono stati i commenti dello scrittore Maurizio de Giovanni, le cui opere spesso si intrecciano con la tradizione canora partenopea. «È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. Non merita questo strazio», ha dichiarato, rimarcando l’importanza di preservare l’integrità di una lingua che è patrimonio culturale. Nella sua critica costruttiva, de Giovanni ha anche suggerito: «Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà». Un appello alla collaborazione e al rispetto della lingua che si estende oltre l’artista stesso.
Lo scrittore Angelo Forgione ha espresso un giudizio ancor più severo, definendo il napoletano utilizzato nel brano di Geolier come «napoletano balordo», lamentando l’assenza di elementi fonosintattici caratteristici e l’uso scorretto di elisioni. La sua critica non si è fermata solo agli aspetti linguistici, ma ha toccato anche la questione del rispetto per l’identità culturale di Napoli, paragonando lo scempio del testo a un sacrilegio culinario come «ananas sulla pizza».
La posizione del Movimento Neoborbonico
Le reazioni hanno trovato eco anche nel Movimento Neoborbonico, che ha preso ufficialmente posizione sulla questione. La critica non si è limitata a un mero sfogo sui social, ma si è concretizzata nell’invio di una versione corretta del testo alla casa discografica milanese di Geolier. Il Movimento ha sottolineato che «la nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione». Un richiamo alla storia linguistica che va da Basile a Pino Daniele, passando per figure come Di Giacomo ed Eduardo.
Il presidente del Movimento, professor Gennaro De Crescenzo, ha precisato che l’importanza di cantare in lingua napoletana a Sanremo è un segnale significativo per la diffusione della cultura tra i giovani, ma ciò non deve avvenire a scapito della correttezza linguistica. Pertanto, è stato esteso un invito a Geolier, e agli autori del testo, a partecipare ai corsi di lingua napoletana organizzati dal Movimento, un gesto che segna la volontà di unire le forze per la promozione della cultura napoletana nel rispetto delle sue radici.
La cultura napoletana e la musica
Il dibattito sollevato da “I p’ me, tu p’ te” va ben oltre la questione linguistica e tocca il cuore dell’identità culturale di Napoli. Da una parte, vi è il desiderio di vedere giovani talenti come Geolier portare la loro arte oltre i confini locali, dall’altra, la necessità di salvaguardare la ricchezza e l’integrità del patrimonio linguistico. In questo scenario, la musica diventa veicolo di un messaggio più ampio che parla di radici, appartenenza e rispetto.
La questione aperta attorno al brano di Geolier non è solo un fatto di purismo linguistico, ma il sintomo di un bisogno più profondo di riconoscimento e valorizzazione della cultura napoletana. È un dialogo tra passato e presente, tra la tradizione di una lingua melodiosa e la modernità di un genere musicale come il rap, in cui la forma e la sostanza devono trovare un punto d’incontro che sia al tempo stesso innovativo e rispettoso.
La risposta del pubblico e degli addetti ai lavori al Festival di Sanremo sarà determinante per comprendere come questa tensione tra innovazione e tradizione si possa risolvere nel contesto di uno degli eventi musicali più seguiti in Italia. Intanto, resta chiaro che la questione ha acceso i riflettori non solo sulla musica, ma anche sul patrimonio linguistico e culturale di Napoli, ponendolo al centro di un dibattito nazionale.