![My Dying Bride: il ritorno alle origini doom-gothic con 'A Mortal Binding' 1 20240422 093257](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240422-093257.webp)
Quattro anni dopo ‘The Ghost Of Orion’, i My Dying Bride tornano con un nuovo capolavoro musicale, intitolato ‘A Mortal Binding’. Questo album segna la quattordicesima fatica della band britannica, confermando la loro presenza significativa nel panorama musicale doom-gothic. Con una storia che si intreccia tra momenti di difficoltà personali e successi artistici, ‘A Mortal Binding’ si presenta come un’opera densa di emozioni e maturità artistica.
La genesi di ‘A Mortal Binding’
Il precedente lavoro dei My Dying Bride, lanciato all’apice della pandemia di Covid-19, ha diviso l’opinione pubblica. Alcuni lo hanno trovato troppo melodico, altri un esemplare valido del classico doom-gothic metal. Nonostante le critiche, il gruppo non ha smesso di evolversi, portando alla luce ‘Macabre Cabaret’, un EP che ha segnato un passaggio importante verso una nuova fase creativa. Oggi, con ‘A Mortal Binding’, la band ritrova un approccio compositivo più unitario e matura, offrendo una tracklist coerente e profondamente radicata nel loro stile caratteristico.
Un sound rinnovato ma fedele alle origini
Le sonorità di ‘A Mortal Binding’ si distinguono per la loro capacità di fondere l’intensità tipica del doom-gothic con un’attitudine sperimentale che non tradisce le aspettative dei fan più affezionati. I sette brani proposti nell’album rappresentano una sequenza ordinata di emozioni, delineate da un songwriting che vede la partecipazione attiva di tutti i membri della band. La presenza del basso di Lena Abè, le chitarre di Neil Blanchett e Andrew Craighan, insieme alle percussioni di Dan Mullins e le tastiere e il violino di Shaun MacGowan, creano un tessuto sonoro ricco e avvolgente, mentre la voce di Aaron Stainthorpe naviga tra tonalità più crude e dirette, rispetto al passato.
La produzione di ‘A Mortal Binding’ segue questa direzione, offrendo un suono robusto dove le chitarre ritornano a dominare lo scenario musicale, supportate da ritmiche solide e da arrangiamenti che valorizzano la profondità del sound. Questo album segna quindi un ritorno alle radici più oscure della band, pur mantenendo una freschezza compositiva che lo distingue all’interno della loro discografia.
I brani di spicco e la scelta dei singoli
Nonostante i singoli ‘Thornwyck Hymn’ e ‘The 2nd Of Three Bells’ abbiano anticipato l’uscita dell’album, altri brani come ‘A Starving Heart’ e ‘Crushed Embers’ emergono per la loro capacità di rappresentare l’essenza più autentica dei My Dying Bride. ‘Her Dominion’ e ‘The Apocalyptist’ si rivelano essere le vere gemme dell’album, con il loro mix equilibrato di melodia e intensità, offrendo una varietà espressiva che spazia dal growl alle armonie più delicate, consolidando la reputazione della band nel panorama musicale doom-gothic.
Nel complesso, ‘A Mortal Binding’ si posiziona come un lavoro significativo nella carriera dei My Dying Bride, un album che riesce a bilanciare novità e tradizione, intensità e melodia. La band conferma la propria maestria nel genere, offrendo ai fan vecchi e nuovi un’esperienza musicale ricca e sfaccettata, un viaggio attraverso le tenebre e la bellezza del doom-gothic metal. Con questo ultimo lavoro, i My Dying Bride non solo dimostrano di essere ancora una volta artefici di musica di qualità indiscutibile ma si confermano anche guardiani di un genere che continua a evolversi senza perdere la propria essenza.
La critica ha accolto ‘A Mortal Binding’ con un misto di rispetto e ammirazione, sottolineando come l’album riesca a catturare l’essenza della band pur navigando attraverso le acque di una continua innovazione. Con una valutazione che si assesta su un solido 7.5, ‘A Mortal Binding’ si rivela un’opera che, pur non stravolgendo le regole del gioco, conferma la capacità dei My Dying Bride di rimanere rilevanti e influenti nel loro campo, un testamento della loro indiscussa classe e del loro talento ineguagliabile.