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La Camera respinge l’ordine del giorno del Pd sull’aborto: spaccatura nella maggioranza
La discussione sull’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza torna al centro del dibattito politico italiano. La Camera dei deputati ha visto recentemente la bocciatura di un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico, il quale mirava a garantire che l’emendamento proposto da Fratelli d’Italia, favorevole alla presenza dei comitati Pro Life nei consultori, non limitasse in alcun modo l’applicazione della legge 194 sull’aborto. Il testo è stato respinto con 93 voti a favore, 117 contrari e 18 astensioni, evidenziando una notevole spaccatura all’interno della maggioranza governativa.
Una parte significativa delle astensioni è provenuta dal gruppo della Lega, con 15 dei 37 deputati leghisti presenti che hanno optato per l’astensione, tra cui spicca il nome del capogruppo Riccardo Molinari. Quest’ultimo ha chiarito la posizione del suo partito, affermando: “Sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza e quindi c’è stato chi ha seguito le indicazioni del governo e chi si è astenuto”. Anche un deputato di Forza Italia, Paolo Emilio Russo, e rappresentanti di altri partiti minori hanno scelto di astenersi, segnalando un ampio dibattito interno alle forze di maggioranza.
Il Pd accusa: “Un attacco alla libertà di scelta delle donne”
La posizione del governo e della sua maggioranza sull’ordine del giorno è stata fortemente criticata dal Partito Democratico. Ilenia Malavasi, deputata del Pd, ha espresso la sua delusione in Aula, sottolineando come l’esecutivo abbia dimostrato poco interesse nel garantire la piena attuazione della legge 194, percepito come un vero e proprio “attacco alla libertà di scelta delle donne”. Malavasi ha inoltre elencato una serie di misure adottate dal governo che, a suo dire, si sono tradotte in uno smantellamento dei diritti e dei supporti alle donne, dal blocco dei bonus nidi all’aumento dell’IVA su prodotti legati all’infanzia e agli assorbenti.
In difesa dell’emendamento proposto da Fratelli d’Italia è intervenuta Maria Carolina Varchi, sottolineando come le accuse mosse dall’opposizione nascano da un “pregiudizio” infondato nei confronti delle associazioni del terzo settore impegnate al fianco delle donne. Varchi ha ribadito che l’emendamento in questione non mira a limitare la legge 194, ma a garantirne l’applicazione completa, offrendo alle donne “la possibilità di scegliere in piena coscienza e libertà”.
La questione dei consultori e l’obiezione di coscienza
Un altro tema caldo sollevato durante il dibattito riguarda la situazione dei consultori e la questione dell’obiezione di coscienza. Michela Di Biase, del Partito Democratico, ha criticato la maggioranza per il suo approccio unilaterale sull’aborto, interrogandosi sul perché non vengano investite risorse sufficienti per completare la rete dei consultori o per affrontare seriamente il problema dell’obiezione di coscienza. Secondo Di Biase, l’obiettivo sembra essere quello di esercitare una “tortura psicologica” nei confronti delle donne che desiderano accedere all’interruzione di gravidanza, piuttosto che fornire un supporto concreto e liberatorio.
La questione dell’interruzione volontaria di gravidanza continua quindi a dividere l’opinione pubblica e le forze politiche italiane, con una maggioranza che appare non completamente allineata su temi così delicati e un’opposizione che accusa il governo di voler erodere diritti fondamentali. L’esito della votazione e le posizioni espresse dai vari esponenti politici rivelano una complessità di vedute che va oltre il semplice schema maggioranza-opposizione, inserendosi in un contesto di dibattito etico e sociale ancora molto acceso.