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Angel Dust: Un’ode nostalgica ai fan di City Hunter
Angel Dust, l’ultimo capitolo cinematografico di City Hunter, si presenta come un’opera pensata esclusivamente per i nostalgici della serie. Lontano dall’offrire innovazione, il film si configura come un’autocelebrazione dei tropi noti, alternando momenti comici a quelli tragici senza sorprendere. La realizzazione tecnica, purtroppo, non brilla per originalità cinematografica: mancano sequenze di animazione fluide e innovative, così come soluzioni di regia che possano distinguersi da quanto già proposto in TV.
Un’operazione per i vecchi fan
Lo stile di Angel Dust tradisce fin da subito l’intento di compiacere il pubblico di lunga data piuttosto che di conquistarne di nuovi. La narrazione risulta pigra, mentre il ritorno costante sui tormentoni della serie, come le ricorrenti martellate e mazzate di Kaori a Ryo, sembra più una mera ripetizione che un’evoluzione. Se in un episodio televisivo breve il ricorrere a queste gag può risultare gradevole, nel contesto di un lungometraggio riproporle più e più volte, anche in maniera esasperata, finisce per stancare il pubblico.