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La visione di Italo Cucci: dal calcio alla vita oltre il campo
La figura di Italo Cucci, giornalista e volto noto del panorama sportivo italiano, emerge come un mosaico di esperienze e aneddoti che vanno ben oltre il rettangolo di gioco. La sua voce si è fatta sentire ancora una volta, tessendo un racconto che intreccia il dolore della tragedia allo stadio Heysel con le sue scelte di vita, la passione per il giornalismo e la battaglia contro il razzismo nel calcio.
Italo Cucci, in un’intervista, ha rivelato come dopo il Mondiale 2010 un evento critico per la sua salute lo abbia spinto a cambiare vita: «un bravo medico di Johannesburg mi salvò la vita», e questo fu il catalizzatore che lo portò a lasciare Roma per trasferirsi a Pantelleria. Una decisione dettata non solo dalla ricerca di un luogo pacifico, ma anche dalla volontà di continuare a lavorare, sottolineata dalla sua affermazione: «all’Heysel aprii porte su porte finché vidi una catasta di cadaveri».
Il passaggio al giornalismo sportivo
La carriera di Cucci nel giornalismo non è stata priva di svolte inaspettate. Inizialmente interessato al mondo della musica e delle cronache mondane, «Volevo fare il cantante, ero sempre con Fred Buscaglione», si ritrovò poi a intraprendere una strada differente, quella sportiva, quasi per caso: «si era liberato un posto a Stadio per la morte tragica di un collega». Un’opportunità che avrebbe definito il corso della sua vita professionale, nonostante le iniziali titubanze del suo editore, preoccupato dalle sue tendenze politiche: «non voleva rischiare di trovarsi un estremista di sinistra in redazione».
Quel passaggio fu per lui la chiave di un mondo nuovo, che gli permise di svelare, tra le altre cose, scandali nel mondo del ciclismo: «Si aprì un grosso cancello e comparve accompagnato da un frate: mi diede un dossier in cui i big della squadra ammettevano di aver dovuto fare iniezioni di un liquido rosa». Queste inchieste, tuttavia, non sempre venivano accolte con favore dai suoi editori, come quando «…la notizia uscì sul settimanale e al quotidiano non apprezzarono».
Influenze e rapporti nel mondo dello sport
Il giornalista ha anche ricordato la sua relazione con una delle figure più emblematiche del calcio italiano, Diego Armando Maradona, sottolineando come, nonostante le divergenze e gli attriti del passato, il rapporto si sia risanato nel tempo: «Nel 2006 a Monaco ci riabbracciammo e piangemmo come due idioti. Era un pezzo di pane». La loro amicizia, messa a dura prova durante gli anni, è un esempio della complessità delle dinamiche umane che si celano dietro lo sport.
Un critico del razzismo nello sport
Recentemente, Italo Cucci ha usato la sua rubrica sul Corriere dello Sport per mettere in luce un tema scottante come il razzismo nel calcio. La sua presa di posizione è stata netta, come dimostra il titolo della sua rubrica: «Lo scandalo è offendere Maignan non giocare la Supercoppa a Riyad». Con queste parole, Cucci ha denunciato non solo l’episodio specifico subito dal portiere, ma anche la cultura dell’impunità che ha a lungo dominato il contesto calcistico: «La vergogna di Udine ha fatto il giro del mondo ed è già ricominciata la favola della pena esemplare dopo decenni di impunità garantita».
La lotta alla violenza negli stadi
Cucci ha anche rievocato il suo coinvolgimento in una Commissione Antiviolenza da stadio a Bologna, un’esperienza che si è rivelata fallimentare: «Quella Commissione non combinò nulla. Come le cento successive». Ha inoltre espresso un giudizio critico verso la gestione attuale degli stadi, contrapponendo l’immagine degli stadi vuoti a quella di una tifoseria spesso problematica: «Meglio vuoti che ricchi di stronzi».
Il percorso di Italo Cucci è emblematico di come il giornalismo sportivo possa essere molto più che la semplice cronaca di eventi e risultati. È un terreno in cui vengono affrontati temi universali come la giustizia, l’etica e l’umanità, tutti aspetti che Cucci ha saputo interpretare e raccontare con passione e intensità. La sua vita e la sua carriera sono un esempio di come il calcio, e lo sport in generale, siano specchio della società e dei suoi cambiamenti, una lezione che Italo Cucci continua a trasmettere con i suoi scritti e le sue parole.
Credits: IlNapolista.it