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Empoli celebra il Rinascimento: una mostra dedicata a Masolino da Panicale
In occasione del sesto centenario del «Ciclo della Vera Croce», Empoli si appresta a rendere omaggio a uno dei protagonisti meno conosciuti del Rinascimento italiano, Masolino da Panicale, attraverso la mostra «Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento». Dal 6 aprile al 7 luglio, la città toscana diventerà il palcoscenico di un evento storico, il primo mai dedicato esclusivamente all’artista, grazie all’impegno dei curatori Silvia De Luca, Andrea De Marchi e Francesco Suppa e al sostegno della Fondazione Cr Firenze.
L’esposizione, che raccoglie un numero senza precedenti di opere di Masolino, si propone di far luce sul contributo dell’artista allo sviluppo del Rinascimento, periodo di straordinaria effervescenza culturale e artistica. Masolino, nato tra il 1383 e il 1384 e scomparso tra il 1436 e il 1440, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, nonostante sia rimasto per lungo tempo un figura enigmatica e poco esplorata.
La genesi della mostra e il ruolo di Empoli
Il professor Andrea De Marchi racconta che l’idea della mostra nasce dalla scoperta che nel novembre 1424 Masolino venne pagato per aver affrescato la cappella con il «Ciclo della Vera Croce» nella Chiesa di Santo Stefano a Empoli. Questo ciclo, riscoperto dopo i bombardamenti da Ugo Procacci, rappresenta un tassello fondamentale nella narrazione della pittura rinascimentale, collocandosi temporalmente tra le opere di Agnolo Gaddi a Firenze e quelle di Piero della Francesca ad Arezzo.
Empoli, scelta come sede principale dell’esposizione, emerge nella narrazione come una città dal notevole dinamismo economico e culturale nel Quattrocento, capace di attrarre artisti del calibro di Masolino, ma anche di Lorenzo Monaco e del giovane Donatello. La mostra intende dunque riscoprire Empoli non solo come luogo di produzione artistica, ma anche come punto di osservazione privilegiato per comprendere le dinamiche culturali e sociali dell’epoca.
Chi era Masolino da Panicale?
La figura di Masolino da Panicale si presenta ai nostri giorni avvolta da un’aura di mistero. Di lui sappiamo che fu inizialmente allievo di Ghiberti a Firenze e che la sua carriera fu segnata da continui spostamenti, che lo portarono a lasciare un segno in diverse città italiane ed europee. Nonostante la tendenza a considerarlo un artista minore rispetto a figure come Masaccio, con cui collaborò strettamente, Masolino si rivela attraverso le sue opere un innovatore capace di reinterpretare il linguaggio artistico del suo tempo.
La sua pittura, ricca di soluzioni scenografiche e ambientali originali, dimostra una profonda comprensione dello spazio e della figura umana, come evidenziato dal professor De Marchi nell’analisi del «Ciclo della Vera Croce» e della «Pietà», considerata il vertice della sua produzione artistica. Quest’ultima, in particolare, incarna il gusto del primo Quattrocento per una rappresentazione carica di pathos, in grado di teatralizzare gli affetti in maniera innovativa.
Il dialogo tra Masolino e Masaccio
Un aspetto fondamentale della carriera di Masolino è rappresentato dalla sua collaborazione con Masaccio, all’epoca ventiduenne e già maturo artisticamente. Nonostante provenissero da contesti sociali diversi, i due artisti stabilirono un dialogo basato su una reciproca influenza, che arricchì notevolmente il panorama artistico dell’epoca. La mostra di Empoli offre quindi l’opportunità di esplorare questo rapporto, mettendo in luce come il confronto tra i due artisti abbia contribuito a definire i contorni di quello che sarebbe diventato il Rinascimento fiorentino.
Attraverso un percorso espositivo che unisce opere celebri a scoperte inedite, «Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento» invita il pubblico a riscoprire un artista che, sebbene possa essere apparso in ombra rispetto ad altre figure dell’epoca, ha svolto un ruolo cruciale nel definire la direzione e il carattere dell’arte rinascimentale. La mostra, dunque, non solo celebra Masolino e il suo tempo, ma offre anche una chiave di lettura nuova e approfondita su un periodo fondamentale della storia dell’arte.