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La Cassazione stabilisce nuove regole per gli investimenti da conti cointestati
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, sentenza n. 9331/2024, ha portato alla luce una questione di notevole importanza per i titolari di conti correnti cointestati e per le operazioni finanziarie ad essi legate. La decisione ha infatti introdotto un cambio di rotta significativo rispetto alla gestione degli investimenti finanziari tramite questi conti, richiedendo ora la firma di entrambi i cointestatari sul cosiddetto “Contratto quadro” per la loro validità.
Il caso esaminato dalla Suprema Corte emerge da una disputa tra una coppia di risparmiatori e la banca Unicredit, relativa alla legittimità di alcuni investimenti effettuati attraverso il loro conto cointestato. La peculiare circostanza che uno dei due non avesse firmato il contratto quadro ha spinto la Corte a deliberare che, senza l’unanime consenso dei cointestatari, esplicitato mediante la firma di entrambi sul contratto, le operazioni di investimento non possono considerarsi valide.
Un precedente superato dalla nuova sentenza
Questa pronuncia segna una deviazione da un precedente giurisprudenziale del 2017, in cui la Cassazione aveva adottato una postura differente. In quell’occasione, con la sentenza n. 13764, era stato affermato che la cointestazione di un conto corrente utilizzato per operazioni di investimento finanziario non influenzava la validità degli ordini di investimento, i quali erano regolati dal contratto quadro firmato da uno solo dei cointestatari.
Tuttavia, la recente sentenza ha ribadito con forza che la natura delle operazioni finanziarie richiede un accordo chiaramente manifestato da tutti i titolari del conto cointestato, ponendo l’accento sulla necessità di una firma congiunta per il contratto quadro. Questo approccio mira a garantire una maggiore tutela per tutti i cointestatari, evitando situazioni di malinteso o disaccordo postumo sugli investimenti effettuati.
Implicazioni legali e finanziarie della sentenza
La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni sia per i titolari di conti correnti cointestati sia per le istituzioni finanziarie. Da un lato, impone alle banche di adottare procedure più rigide nella gestione degli investimenti, assicurandosi il consenso informato e la partecipazione attiva di tutti i cointestatari. Dall’altro, richiama l’attenzione dei consumatori sulla necessità di una comunicazione aperta e di un accordo condiviso tra cointestatari prima di intraprendere operazioni di investimento.
La sentenza, inoltre, chiarisce il quadro normativo applicabile alle operazioni di investimento effettuate tramite conti cointestati, sottolineando come la mancata firma di uno dei cointestatari renda nulle le operazioni finanziarie conseguenti, per difetto di forma scritta, come stabilito dall’art. 23 del Testo Unico della Finanza (Tuf).
Riflessioni sul principio di diritto stabilito
La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, ha definitivamente chiarito che, in tema di intermediazione finanziaria, il contratto quadro deve essere considerato nullo se non firmato da tutti i cointestatari del conto. Tale decisione rafforza il principio per cui in assenza della sottoscrizione di tutti i titolari, le operazioni finanziarie non possono avere effetto, indipendentemente dalla rilevanza o meno della partecipazione di ciascuno alla decisione di investimento.
Il principio di diritto così stabilito impone una riflessione sulla natura dei contratti bilateralmente complessi, come quelli in esame, che coinvolgono più soggetti nella loro formazione. La sentenza sottolinea l’importanza della forma scritta e del consenso unanime in contesti finanziari dove la chiarezza e la trasparenza delle intese sono fondamentali per la tutela degli interessi di tutti i coinvolti.
In conclusione, la sentenza n. 9331/2024 della Corte di Cassazione segna un punto di svolta nel trattamento giuridico degli investimenti effettuati attraverso conti correnti cointestati, rafforzando la necessità di un accordo esplicito e della firma di tutti i cointestatari per la validità delle operazioni finanziarie. Tale decisione non solo garantisce una maggiore protezione per i risparmiatori ma impone anche alle banche di adottare procedure più stringenti, in linea con i principi di trasparenza e correttezza che devono governare il settore finanziario.