Stellantis e la Strategia di Riduzione del Personale: Tra Sfide e Critiche
Il colosso automobilistico Stellantis si trova al centro di un’accesa discussione per la sua politica di riduzione del personale in Italia. Dall’unione tra il gigante francese PSA e la più piccola FCA, nata olandese-americana, emerge un bilancio pesante di licenziamenti e di cosiddette ‘uscite volontarie’ che hanno interessato migliaia di lavoratori in diverse città italiane.
Secondo i dati più recenti, il numero di dipendenti che hanno lasciato l’azienda su base volontaria raggiunge una cifra impressionante, distribuita tra Torino, Cassino, Melfi, Pomigliano, Termoli, Pratola Serra, Cento, Atessa e Verrone, con l’aggiunta di Modena, dove un quarto degli ingegneri dell’area Engineering destinati alla progettazione delle future Maserati ha perso il posto di lavoro. La somma totale di questi tagli si attesta a oltre 3.793 unità, segnando l’8% del totale dei dipendenti italiani di Stellantis.
La Transizione Elettrica e le Sue Contraddizioni
Il contesto di questi tagli è ulteriormente complicato dall’affermazione secondo cui la transizione elettrica richiederebbe un terzo di dipendenti in meno, una visione che non trova conferme nelle realtà produttive di Stellantis in altri paesi europei, dove i livelli occupazionali sono rimasti stabili o addirittura aumentati. La situazione solleva dunque preoccupazioni significative riguardo al futuro dell’occupazione e alla direzione strategica intrapresa dall’azienda.
Le cifre produttive del primo trimestre del 2024 evidenziano una decisa flessione, con una riduzione del 9,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un dato che allontana l’obiettivo di produrre 1 milione di veicoli. In particolare, la produzione di autovetture ha registrato una contrazione del 23,8%. Questi numeri non solo riflettono una situazione di difficoltà produttiva ma anche una mancanza di una strategia condivisa per affrontare la transizione industriale, con conseguenze preoccupanti per i lavoratori.
Il Cambiamento di Filosofia e il Ruolo dei Sindacati
L’approccio attuale di Stellantis rappresenta un netto distacco dalla filosofia di Sergio Marchionne, che aveva puntato sulla produzione di auto di alta gamma come le Jeep, prodotte a Melfi e destinate principalmente al mercato statunitense. Questa strategia, sebbene vantaggiosa in termini di margine di guadagno, ha portato a una riduzione significativa del volume di auto vendute e a un lungo periodo di cassa integrazione per i lavoratori.
Di fronte a questa situazione, sta emergendo un ritorno all’unità sindacale, con la consapevolezza che la rivoluzione avviata da Marchionne non ha sortito gli effetti sperati e necessita di essere completamente rivista. La proposta dei sindacati di tornare a produrre auto accessibili a tutti, non solo ai ricchi, si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul futuro dell’industria automobilistica italiana e sul suo impatto sociale.
La Fine del Monopolio Fiat e le Sfide Future
Parallelamente, si discute della necessità di superare lo storico monopolio Fiat in Italia, un tema che era stato sollevato per la prima volta dalla Fiom durante il referendum di Mirafiori nel 2011. Oggi, a distanza di anni, la questione viene riproposta dal ministro Urso, sebbene la ricerca di un secondo produttore nazionale non abbia ancora trovato concretezza. La famiglia Agnelli continua a dominare il settore, nonostante le difficoltà occupazionali che affliggono i lavoratori torinesi.
La situazione di Stellantis in Italia si configura, quindi, come un punto di svolta per l’intero settore automobilistico. La gestione delle risorse umane, la strategia produttiva e il ruolo dei sindacati si intrecciano in una complessa rete di sfide e opportunità, che richiedono una risposta coordinata e visionaria per garantire un futuro sostenibile e inclusivo per l’industria e per i suoi lavoratori.