Pandoro-gate: Chiara Ferragni contro attacca le accuse
Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale recentemente coinvolta nel cosiddetto “pandoro-gate”, ha deciso di reagire alle accuse che l’hanno travolta. In risposta alle multe da un milione di euro inflitte dall’Antitrust, Ferragni ha presentato un ricorso contestando le sanzioni per pubblicità ingannevole alle sue società Tbs Crew e Fenice Srl. I legali della Ferragni, come riportato dal Messaggero, definiscono le multe “del tutto sproporzionate rispetto alla gravità e alla durata della condotta”.
L’accusa principale dell’Antitrust riguarda un presunto inganno ai consumatori riguardo all’acquisto del Pandoro Pink Christmas, venduto a un prezzo superiore rispetto al tradizionale pandoro. Si faceva intendere che una parte del ricavato sarebbe stata devoluta in beneficienza all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, quando in realtà la donazione di 50.000 euro era già stata effettuata precedentemente dalla Balocco. La difesa di Ferragni si concentra proprio su questo punto, sostenendo che non è mai stato comunicato che l’acquisto avrebbe contribuito a tale donazione e che la differenza di prezzo non era destinata a fini benefici.
La controversa donazione e le vendite del pandoro griffato
Secondo quanto affermato dal team legale dell’influencer, la donazione effettuata da Balocco di 50.000 euro era considerata “consistente” data la mancata performance delle vendite dei pandori griffati. Nonostante le aspettative di vendita, solo una parte dei prodotti distribuiti ai rivenditori è effettivamente arrivata ai consumatori finali. Un notevole numero di prodotti è finito addirittura al macero, con un calo significativo rispetto alle previsioni di vendita.
Le vendite, stimabili intorno ai 234.000 euro, hanno visto la donazione di 50.000 euro rappresentare circa il 25% del ricavato. Questo gesto è stato anticipato per garantire all’ospedale le risorse necessarie per l’acquisto di attrezzature cruciali per le cure dei bambini malati di tumore. La Ferragni difende quindi la portata e la tempistica di questa donazione, sottolineando che non vi era alcuna intenzione di trarre vantaggio dalla generosità dei consumatori.