Il 2023 delle banche italiane: profitti record e impatto sul sistema
Nel corso del 2023, le principali banche italiane hanno registrato profitti da favola, raggiungendo un bottino complessivo di ventuno miliardi di euro. Le due grandi realtà bancarie, Intesa Sanpaolo e Unicredit, si sono distinte con profitti di 7,7 e 8,6 miliardi di euro rispettivamente, seguite da Banca Mps (2 miliardi), Bper (1,5 miliardi) e Banco Bpm (1,2 miliardi). Questi risultati, in netto miglioramento rispetto all’anno precedente, evidenziano un aumento significativo dei guadagni, con Banco Bpm che spicca con un incremento del 85%.
A livello del sistema bancario italiano nel suo complesso, le stime indicavano una raccolta di 40 miliardi di euro, cifra che potrebbe essere persino superata. Questi profitti si tradurranno principalmente in dividendi e programmi di buy back, beneficiando manager ed azionisti. Tuttavia, mentre il settore bancario festeggia, lo Stato italiano rimane escluso da questa banchetto di guadagni, a causa di una tassa sugli extraprofitti che, presentata a luglio, è stata progressivamente depotenziata fino a vanificarsi completamente.
Impatto sui prestiti e sulle politiche economiche
Nonostante la speranza che la tassa sugli extraprofitti avrebbe favorito l’erogazione di credito a famiglie e imprese, i dati attuali rivelano una tendenza opposta. I prestiti in essere delle prime cinque banche italiane sono diminuiti di 50 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, con una diminuzione del 2,8% sui dodici mesi per i prestiti al settore privato. I prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,3% e quelli alle società non finanziarie del 3,7%. Questa contrazione è attribuibile a un’economia stagnante e a costi più elevati per accedere al credito, che scoraggiano richieste di finanziamenti da parte di aziende e individui.
Il boom dei guadagni delle banche nel 2023 è risultato, quindi, dalla combinazione di una diminuzione dei prestiti unita a costi più elevati per i prestiti erogati. Se da un lato le banche hanno beneficiato degli aumenti dei tassi decisi dalla Banca centrale europea, dall’altro sono state critiche per la lentezza nel trasferire tali benefici ai depositanti. Questa situazione solleva dubbi sui meriti delle banche e dei banchieri per i risultati ottenuti, specialmente considerando che voci di bilancio come commissioni e trading di attività finanziarie mostrano principalmente segni negativi, mentre i costi rimangono stabili.
Confronto con altre realtà finanziarie europee
A differenza dell’Italia, in Spagna è stata applicata una tassa simile sugli extraprofitti, con prospettive di renderla permanente. Il governo spagnolo prevede di incassare circa un miliardo di euro dalle principali banche del paese. Nonostante l’imposizione fiscale, le banche spagnole hanno chiuso un anno record con profitti superiori a 26 miliardi di euro, senza subire pesanti contraccolpi sui mercati finanziari. Questo scenario contrasta con le reazioni paventate in Italia in caso di introduzione di un tributo simile.
Le previsioni per il futuro evidenziano una stabilità nei ricavi delle grandi banche per il 2024 e il 2025, con utili consistenti e dividendi generosi per gli azionisti. Nonostante un contesto economico non particolarmente brillante e ipotesi di riduzione dei tassi di interesse da parte della Bce e della Federal Reserve americana, le banche italiane mantengono un’ottimismo saldo. La previsione di un calo dei tassi non sembra preoccuparle e gli istituti di credito non ritengono probabile una serie di tagli consecutivi come ipotizzato da alcuni investitori più cauti.