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Mutui: analisi del tasso variabile e fisso
Indebitarsi oggi per comprare casa o aspettare qualche mese pagando l’immobile allo stesso prezzo, ma affrontando una rata più bassa? Questo è il dilemma che molte famiglie si trovano a dover affrontare in un momento di incertezza economica globale. Secondo gli esperti, sembra probabile che i costi del denaro possano diminuire a partire dal secondo semestre del 2024, con un’ulteriore discesa nel 2025. I futures sull’Euribor a 3 mesi indicano una probabile riduzione di circa 70 centesimi entro la fine dell’anno, con la maggior parte di questo calo atteso a partire da luglio. Nel 2025, si prevede che il parametro possa scendere di altri 150 centesimi, arrivando all’1,75%.
Euribor e Eurirs: due parametri chiave
L’Euribor a 3 mesi, che attualmente si aggira intorno al 4%, potrebbe essere influenzato da questa prospettiva di calo, mantenendosi al di sotto del 4,5% del tasso Bce. Questo suggerisce che i mercati finanziari considerano il tasso di interesse deciso a Francoforte come eccessivamente alto. Per quanto riguarda l’Eurirs, indice di riferimento per i mutui a tasso fisso, dopo un periodo di picchi registrati a ottobre, si è osservata una tendenza al ribasso. Questo indice, caratterizzato da una certa volatilità, è solitamente superiore all’Euribor, poiché i tassi a lungo termine tendono ad essere più alti di quelli a breve. Pertanto, nonostante la possibilità di una discesa, potrebbe non essere significativa rispetto all’attuale 2,7% (per i prestiti a 20 anni).
Infine, la scelta tra mutui a tasso variabile e fisso dipenderà non solo dalle prospettive di calo dei tassi di interesse, ma anche dalla propria propensione al rischio e alla stabilità finanziaria. È sempre consigliabile valutare attentamente le proprie possibilità economiche e consultare esperti del settore prima di prendere una decisione così importante.
Il ritorno dei Bot e dei Btp: l’impatto dell’inflazione e dei bassi rendimenti
Con l’attuale contesto di inflazione in aumento e di bassa remunerazione dei conti correnti, tornano in auge i Bot e i Btp come opzioni di investimento. L’inflazione, spinta da diversi fattori tra cui l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, sta erodendo il potere d’acquisto dei risparmi. In questo scenario, i titoli di Stato come i Bot (Buoni Ordinari del Tesoro) e i Btp (Buoni del Tesoro Poliennali) diventano interessanti per gli investitori alla ricerca di strumenti in grado di proteggere il proprio capitale dall’erosione inflazionistica.
La bassa remunerazione offerta dai conti correnti, spesso inferiore al tasso di inflazione, porta molti risparmiatori a considerare alternative più redditizie. I Bot, con scadenze inferiori ai dodici mesi, e i Btp, con scadenze più lunghe e rendimenti legati all’andamento dei tassi di interesse, rappresentano due possibilità da valutare attentamente in un contesto economico complesso e mutevole. In particolare, i Btp potrebbero offrire rendimenti più interessanti rispetto ai Bot, sebbene accompagnati da un maggiore rischio legato alla volatilità dei mercati finanziari.
In conclusione, in un periodo contrassegnato da incertezze e sfide economiche, è fondamentale essere informati e consapevoli delle opportunità e dei rischi legati a decisioni finanziarie importanti come l’acquisto di un immobile o gli investimenti in strumenti di risparmio e di investimento. Rimanere aggiornati sulle tendenze di mercato e consultare esperti del settore possono essere passi cruciali per gestire in modo oculato il proprio patrimonio e le proprie risorse finanziarie.