Askatasuna diventerà un bene comune a Torino: decisione controversa ma apprezzata
Fa bene Torino a salvare Askatasuna. I centri sociali sono una ricchezza, afferma un sostenitore della decisione presa dall’amministrazione di centrosinistra. Dopo quasi trent’anni di occupazione abusiva, il centro sociale di Torino Askatasuna, considerato l’ultimo fortino dell’autonomia in Italia, potrebbe finalmente uscire dall’illegalità. L’iniziativa del sindaco Pd Stefano Lo Russo di avviare un percorso partecipato per trasformarlo in un bene comune per l’edificio sito in corso Regina Margherita 47, nel quartiere Vanchiglia, ha suscitato pareri contrastanti.
“Un’opportunità di incontro da cogliere”
Secondo Alessandro Barbero, favorevole alla decisione, “Io sono convinto che sia una decisione giusta. E in un certo senso Askatasuna era già un bene comune di Torino. Io non vivo così distante da quella zona e so che il centro sociale compie tante attività importanti per il quartiere. Forse prima non era un bene comune in senso tecnico-giuridico, ora lo diventerà: non ci vedo dei problemi, anzi un’opportunità di incontro da cogliere”. Questo parere riflette l’ottica positiva di coloro che vedono nei centri sociali delle risorse fondamentali per la comunità, luoghi in cui si promuove la diversità e si favoriscono incontri costruttivi.
La decisione, tuttavia, ha sollevato perplessità e opposizioni. Se da una parte c’è chi applaude alla volontà di regolarizzare la situazione di Askatasuna, dall’altra c’è chi guarda con sospetto a questa trasformazione. I centri sociali, per molti, rappresentano realtà estranee e talvolta minacciose, luoghi che introducono spunti di dissenso e contestazione. Tuttavia, è innegabile che questi spazi siano anche delle opportunità di crescita e confronto per la collettività, favorendo la convivenza di idee differenti e la promozione di una democrazia partecipativa e inclusiva.
“Polemiche e dissensi dalla destra”
La decisione di rendere Askatasuna un bene comune non è stata accolta positivamente da tutti, soprattutto dalla destra politica che ha manifestato il proprio dissenso. Secondo alcuni esponenti di questo schieramento, il centro sociale ha una connotazione marcatamente di protesta di sinistra, che potrebbe urtare la sensibilità di diversi cittadini. Si è aperto così un dibattito su cosa significhi accogliere la diversità e se debba esserci spazio per le voci più dissonanti e provocatorie all’interno della società.
Le argomentazioni portate avanti da chi si oppone alla trasformazione di Askatasuna in un bene comune evidenziano le tensioni presenti nella società contemporanea, dove la memoria storica e le sensibilità politiche si scontrano. La questione della gestione dei centri sociali e del ruolo che essi dovrebbero svolgere nella comunità diventa quindi centrale, portando alla luce dibattiti più ampi sulla libertà di espressione, la convivenza tra diverse ideologie e la definizione stessa di democrazia.