Conte critica il governo: “Il governo delle tasse”
Giuseppe Conte, in visita in Emilia Romagna, ha risposto alle domande dei cronisti, soffermandosi sulla protesta dei trattori che sta interessando l’Italia e l’Europa. Ha dichiarato: “La cosa simpatica è che il governo vorrebbe appoggiare questa protesta. Ma è il governo che ha votato la Pac a livello europeo, questo esecutivo è il governo delle tasse. Noi l’abbiamo detto e guardate che adesso sono gli agricoltori, ma fra un po’ tutti i settori di attività, tutti i lavoratori, le famiglie e gli imprenditori scopriranno che nel loro settore di attività le tasse sono aumentate.”
Continua: “Che cosa ha fatto il governo? Ha cancellato quelle che erano le agevolazioni Irpef per gli agricoltori, ha cancellato le decontribuzioni a favore dei giovani imprenditori agricoli e non ha rinnovato il credito d’imposta che avevamo introdotto noi. 4.0 per agricoltura e pesca. Adesso i nodi vengono al pettine. Ma non sarà solo l’agricoltura e tutta il sistema economico sociale italiano andrà in depressione, purtroppo. Perché non c’è, lo ripeto nell’ultima legge di bilancio, una sola misura per favorire gli investimenti, per favorire la crescita delle imprese agricole, degli agricoltori o del sistema produttivo in generale”.
Le preoccupazioni di Conte sul futuro economico italiano
Il primo ministro Giuseppe Conte ha evidenziato le sue preoccupazioni riguardo al futuro economico italiano, affermando che le politiche attuate dal governo stanno portando il paese verso una situazione di depressione. Ha sottolineato inoltre che le tasse sono aumentate in diversi settori, non solo nell’agricoltura, mettendo a rischio l’intero sistema produttivo italiano.
Conte ha criticato il mancato supporto agli investimenti e alla crescita delle imprese agricole, dei lavoratori e degli imprenditori, affermando che l’attuale legislatura non ha introdotto misure efficaci a favore dello sviluppo economico. Queste dichiarazioni arrivano in un momento di forte tensione sociale, con le proteste dei trattori che rappresentano solo la punta dell’iceberg di un malcontento diffuso tra diversi settori produttivi del paese.