L’inflazione colpisce duramente le famiglie friulane
L’inflazione ha colpito duramente le famiglie friulane, bruciando quasi 3.000 euro nel giro di due anni. Il carovita è aumentato del 14,1%, portando le famiglie del Fvg a spendere 2.365 euro in più per far fronte alle spese quotidiane. Questa situazione rappresenta una “botta” economica che non si verificava da ben 25 anni. Le conseguenze sono molteplici e pesanti: il carrello della spesa si fa più leggero, le botteghe di vicinato chiudono e si accentua l’impoverimento delle fasce più deboli e degli anziani, che si trovano a fare i conti con la perdita di potere d’acquisto e con la mancanza di occasioni di socializzazione durante la spesa.
La Cgia di Mestre ha evidenziato che nel biennio 2021-2023 le bollette di luce e gas hanno trainato gli incrementi, crescendo complessivamente del 66,3%. A seguire, si sono registrati aumenti significativi nei costi degli autocaravan e delle imbarcazioni (+24,4%), nei prodotti alimentari (+21,3%) e nei trasporti (+20,9%). Anche le bevande alcoliche hanno visto un aumento del 17,2%. Queste percentuali si sono tradotte in un prelievo di 197 euro in più al mese dalle tasche di ogni famiglia, con un aumento del conto annuale del 9,9%, passando da 23.910 a 26.275 euro, equivalente a una spesa mensile salita da 1.992 a 2.190 euro.
Impatto devastante sull’economia e sulle piccole attività
La perdita di potere d’acquisto provocata dall’aumento generalizzato dei prezzi ha colpito duramente le famiglie più fragili economicamente, che hanno speso di più ottenendo un minor numero di beni e servizi. Settori come gli apparecchi informatici (-6,6%), i servizi telefonici (-12,2%) e l’istruzione universitaria (-2,2%) hanno visto una riduzione dei costi, ma questo non è bastato a compensare il carovita generale. Le conseguenze si sono ripercosse sulle imprese, soprattutto sulle piccole attività commerciali, che hanno registrato incrementi minimi nelle vendite rispetto alla grande distribuzione.
L’aumento dei prezzi ha portato ad una situazione paradossale in cui, nonostante la crescita delle vendite nelle catene di distribuzione, i negozi di prossimità hanno faticato a mantenersi a galla. Le botteghe artigiane e i negozi di vicinato hanno registrato una crescita delle vendite solo del 4%, mentre le chiusure di attività sono aumentate sia nei centri storici che nelle periferie. Questo fenomeno ha ridotto i luoghi di socializzazione, rendendo le aree urbane meno vivibili e più insicure, soprattutto per gli anziani. Senza negozi vicini, fare la spesa è diventato un ostacolo per coloro che non hanno la possibilità di spostarsi agevolmente.