La crisi di Olimpia Milano: un “vorrei ma non posso” che grida al cambiamento
La sconfitta di Olimpia Milano sul parquet del Panathinaikos non è solo l’ennesimo episodio di un film già visto, ma il sintomo di una crisi che sembra non conoscere fine. Le parole del coach Ettore Messina, risuonano nell’aria come un eco lontano, testimoniando una situazione di stallo che ha bisogno di una svolta: «Ci è mancata competitività e questo è onestamente imbarazzante, mi voglio scusare con la nostra proprietà e con i tifosi». Dichiarazioni che ricordano da vicino quelle pronunciate dopo la battuta d’arresto contro l’Efes la scorsa stagione, e che sembrano non avere trovato una risposta concreta nei mesi successivi.
La prestazione contro il team greco solleva interrogativi non solo sul risultato, ma sul modo in cui questo è maturato. Perdere a Oaka può rientrare nella norma, ma il “come” lascia l’amaro in bocca. Assenze importanti nel roster milanese, con Melli, Mirotic e Voigtmann limitati nel tempo di gioco, hanno messo in luce la differenza tra una squadra che ambisce alle vette più alte e una che sembra aver perso la bussola.
Sintomi di un malessere profondo
La classifica parla chiaro e sembra ormai delineare un futuro poco promettente per l’Olimpia Milano, che un tempo si proponeva come protagonista sul palcoscenico europeo. La realtà di oggi è ben diversa: l’Europa vede la squadra milanese come un “vorrei ma non posso”, temuta più per i suoi fallimenti che per le sue glorie, come un gigante dai piedi d’argilla che incute timore più a se stesso che agli avversari.
La critica non risparmia neanche l’approccio difensivo della squadra, messo in discussione dopo un avvio di gara in cui Milano ha segnato solamente 6 punti in 6 minuti. Il Panathinaikos ha saputo sfruttare gli errori e le lacune di un attacco mal disposto, correndo in transizione e trovando troppo spesso spazi aperti da sfruttare.
Una leadership in cerca di dialogo
La guida tecnica di Ettore Messina è indiscussa, ma non si può non notare una sorta di solitudine nel suo modo di gestire la squadra. Si percepisce un bisogno di confronto e di unione, elementi che sembrano mancare se si osservano le dinamiche in panchina. Non si tratta solo di una questione di ruoli o di autorità, ma del bisogno di creare un dialogo costruttivo che possa riaccendere lo spirito di collaborazione, ormai affievolito.
In questo scenario, le responsabilità sono da dividere tra giocatori e coach. Se i primi mostrano paura e incertezza, nonostante i prestigiosi curricula, è inevitabile guardare anche alla guida tecnica. Sottolineare gli stessi errori a distanza di un anno, senza trovare soluzioni efficaci, pone l’accento sull’assenza di una strategia vincente.
Il tempo delle scelte è adesso
La ricetta per uscire da questa crisi sembra poter venire solo da Ettore Messina. Le sue parole in sala stampa riflettono il disagio di una squadra che non riesce a trovare la chiave di volta per una stagione che rischia di girare a vuoto. E la soluzione potrebbe risiedere in un cambiamento radicale nel modo di lavorare e nella mentalità da adottare sul campo e fuori.
L’analisi dei problemi è chiara e tagliente, ma ora è il momento delle decisioni. Olimpia Milano si trova a un bivio: cambiare rotta o continuare a naufragare in un mare di incertezze. Il talento c’è, la storia pure, ma senza il carattere e la volontà ferrea di riscrivere il proprio destino, anche il più blasonato dei club può perdere la propria aura di invincibilità. Sarà fondamentale vedere come la squadra e il suo coach risponderanno alle sfide che hanno davanti, perché in gioco non c’è solo una stagione, ma il futuro stesso di un club che ha fatto la storia del basket europeo.
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