Parigi: Sciences Po e le tensioni in aumento
La mattina dell’11 maggio 2023, la polizia francese è intervenuta con forza per sgomberare gli studenti pro-Palestina che occupavano l’università Sciences Po a Parigi. Gli agenti del Crs, la polizia antisommossa, sono arrivati intorno alle 11 del mattino, concludendo in modo brusco un’occupazione iniziata il giorno precedente.
La sera del 24 aprile, circa 120 studenti avevano occupato la prestigiosa sede universitaria di Rue Saint-Guillaume. Il giorno successivo, a mezzogiorno, la questura di Parigi ha comunicato che 91 studenti sono stati evacuati ‘senza incidenti’. Tuttavia, la ministra dell’Istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha chiesto ai presidenti delle università di garantire il ‘mantenimento dell’ordine’ utilizzando ‘la massima estensione dei poteri’ a loro disposizione.
Le richieste degli studenti e la risposta dell’amministrazione
L’occupazione degli studenti era iniziata in seguito a un incontro avvenuto giovedì 2 maggio tra l’amministrazione dell’ateneo e il corpo studentesco. Questo incontro era stato una delle richieste degli studenti durante i primi giorni di mobilitazione, accettata dall’amministrazione come segno di apertura al dialogo.
‘Purtroppo l’assemblea è stata una farsa’, racconta Pierre (nome di fantasia), uno studente di Sciences Po che partecipa alle mobilitazioni del Comitato di Solidarietà per la Palestina. ‘Doveva essere l’occasione per discutere insieme sulle nostre richieste e sulla risposta di Sciences Po alla situazione in Palestina, ma l’amministrazione si è mostrata totalmente indisponibile ad ascoltarci.’
La nuova occupazione e l’intervento della polizia
‘Eravamo estremamente delusi dalla situazione e abbiamo deciso di occupare nuovamente l’università per rilanciare le nostre richieste’, racconta Pierre. Oltre un centinaio di studenti ha quindi passato la notte nella storica sede dell’ateneo. ‘Eravamo molti di più della settimana scorsa’, aggiunge Pierre. ‘Ci siamo svegliati con la notizia che la polizia aveva cominciato ad arrivare fuori dall’università.’
L’amministrazione ha dato un ultimatum agli studenti: se non avessero accettato di smobilitare entro venti minuti e rinunciare a qualsiasi forma di mobilitazione per il resto dell’anno, sarebbero intervenute le forze dell’ordine. Verso le 11 di mattina, per la seconda volta in poco più di una settimana, la polizia ha fatto irruzione a Sciences Po.
Le mobilitazioni si estendono
La situazione a Sciences Po non è isolata. Nelle ultime settimane, le proteste degli studenti contro la strage di Gaza sono diventate sempre più numerose e partecipate, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Francia, molte università sono state teatro di proteste e occupazioni, tra cui anche la Sorbona di Parigi.
La maggior parte di queste mobilitazioni sono state sgomberate tempestivamente dalla polizia. ‘È una situazione senza precedenti: dopo qualche ora in cui gli studenti non cedono a tutte le richieste dell’università, arrivano le forze dell’ordine’, dice Pierre. ‘A Sciences Po questa cosa non era mai successa, ma da quando si è cominciato a parlare di Palestina è successo due volte in due settimane.’
Le reazioni e l’eco internazionale
La reazione delle autorità francesi alle proteste studentesche ha suscitato critiche e solidarietà da parte di diverse organizzazioni e individui a livello internazionale. La gestione della situazione da parte dell’amministrazione universitaria e delle forze dell’ordine è stata vista come un tentativo di soffocare il dissenso e limitare la libertà di espressione.
Nel pomeriggio, una manifestazione è stata organizzata a Place du Panthéon, su appello di diversi sindacati studenteschi. Le proteste continuano a crescere, con nuove mobilitazioni previste nei prossimi giorni.
L’intervento delle forze dell’ordine nelle università francesi ha evidenziato una frattura crescente tra le istituzioni accademiche e le richieste di giustizia sociale da parte degli studenti. La situazione rimane tesa e in evoluzione, con molti che osservano attentamente come si svilupperà nelle prossime settimane.