La mattina del 3 maggio, la polizia antisommossa francese è intervenuta con forza per sgomberare gli studenti pro-Palestina che occupavano l’università Sciences Po a Parigi. Si tratta del secondo sgombero in poco più di una settimana, segno di un crescente clima di tensione all’interno del prestigioso ateneo di Rue Saint-Guillaume.
Un’occupazione nata dal dialogo interrotto
L’occupazione era iniziata in seguito all’assemblea convocata dall’amministrazione dell’ateneo il 2 maggio per discutere con il corpo studentesco. L’assemblea era stata una richiesta degli studenti durante i primi giorni di occupazione, vista come una parziale vittoria e un segno di apertura al dialogo.
Pierre (nome di fantasia), uno studente di Sciences Po che partecipa alle mobilitazioni del Comitato di Solidarietà per la Palestina, ha dichiarato: “Purtroppo l’assemblea è stata una farsa, doveva essere l’occasione per discutere insieme le nostre richieste e la risposta di Sciences Po alla situazione in Palestina, invece l’amministrazione non ha mostrato alcuna disponibilità ad ascoltarci”.
Le richieste degli studenti
Tra le richieste principali del Comitato di Solidarietà per la Palestina c’era la creazione di un comitato investigativo sui partenariati tra Sciences Po e le università israeliane. Tuttavia, il direttore ad interim Jean Bassères ha ribadito che non ci sarebbe stata alcuna apertura su questa questione.
Delusi dalla risposta dell’amministrazione, oltre un centinaio di studenti ha deciso di occupare nuovamente l’università, trascorrendo la notte all’interno della storica sede dell’ateneo. “Eravamo molti di più della settimana scorsa”, racconta Pierre. La mattina seguente, la polizia ha iniziato ad arrivare fuori dall’università.
Lo sgombero e la chiusura dell’accesso al campus
L’amministrazione ha dato un ultimatum agli studenti: smobilitare e rinunciare a qualsiasi forma di mobilitazione per il resto dell’anno entro venti minuti, altrimenti avrebbe fatto entrare la polizia. Nonostante alcuni studenti abbiano deciso di uscire in gruppo prima dell’ingresso delle forze dell’ordine, altri hanno continuato la protesta pacifica sedendosi nella hall.
Verso le 11 di mattina, la polizia ha fatto irruzione a Sciences Po. Gli studenti che occupavano la hall sono stati sgomberati a forza, mentre l’amministrazione ha chiuso l’accesso al campus. Anche la sede di Sciences Po a Lione è stata sgomberata e chiusa, con mobilitazioni simili registrate a Lille e Saint-Etienne.
Proteste in aumento
Le proteste degli studenti contro la strage di Gaza sono diventate sempre più numerose e partecipate nelle ultime settimane, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Francia, molte università, tra cui la Sorbona di Parigi, sono state teatro di occupazioni, prontamente sgomberate dalla polizia.
“È una situazione senza precedenti: dopo poche ore in cui gli studenti non cedono a tutte le richieste dell’università, arrivano le forze dell’ordine”, afferma Pierre. “A Sciences Po questa cosa non era mai successa, ma da quando si è cominciato a parlare di Palestina è successo due volte in due settimane”.
La risposta delle autorità
La ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha chiesto ai presidenti delle università di garantire il “mantenimento dell’ordine” utilizzando “la massima estensione dei poteri” a loro disposizione. Le autorità francesi sembrano determinate a non tollerare ulteriori occupazioni e a mantenere il controllo sulle sedi universitarie.
Nel pomeriggio del 3 maggio, diversi sindacati studenteschi hanno organizzato una manifestazione a Place du Panthéon. La situazione rimane tesa e gli studenti pro-Palestina promettono di continuare a mobilitarsi per le loro cause, nonostante le risposte dure delle autorità.