La tensione nelle università francesi è palpabile, e la situazione a Sciences Po, uno degli atenei più prestigiosi di Parigi, ne è un chiaro esempio. La mattina del 3 maggio, gli agenti della polizia antisommossa sono intervenuti per sgomberare con la forza un gruppo di studenti pro-Palestina che avevano nuovamente occupato l’università. Questo intervento segue di pochi giorni un’analoga occupazione avvenuta il 24 aprile, terminata anch’essa con l’intervento delle forze dell’ordine.
La nuova occupazione e il dialogo mancato
L’occupazione era iniziata in seguito a un incontro tra l’amministrazione dell’ateneo e il corpo studentesco, tenutosi giovedì 2 maggio. La convocazione di questa assemblea era stata una delle richieste degli studenti durante i primi giorni di mobilitazione, vista come una parziale vittoria e un segno di apertura al dialogo.
Pierre, uno studente di Sciences Po che partecipa alle mobilitazioni del Comitato di Solidarietà per la Palestina, ha raccontato: «Purtroppo l’assemblea è stata una farsa. Doveva essere l’occasione per discutere insieme delle nostre richieste e della risposta dell’università alla situazione in Palestina. Invece, l’amministrazione si è dimostrata totalmente indisponibile ad ascoltarci o aprire ulteriormente un dialogo».
Le richieste degli studenti
Tra le principali richieste del Comitato di Solidarietà per la Palestina, vi era la creazione di un comitato investigativo sui partenariati tra Sciences Po e le università israeliane. Tuttavia, il direttore ad interim Jean Bassères ha ribadito che non ci sarebbe stata alcuna apertura su questo fronte.
Di fronte alla delusione per la mancata apertura al dialogo, oltre un centinaio di studenti ha deciso di occupare nuovamente l’università. «Eravamo molti di più della settimana scorsa», racconta Pierre, «ci siamo svegliati con la notizia che la polizia aveva cominciato ad arrivare fuori dall’università: l’amministrazione ci ha dato un ultimatum, se nel giro di venti minuti non avessimo accettato di smobilitare e rinunciare a qualsiasi forma di mobilitazione per il resto dell’anno, avrebbero fatto entrare la polizia».
Il secondo intervento della polizia
Verso le 11 di mattina, per la seconda volta in poco più di una settimana, la polizia ha fatto irruzione a Sciences Po. «Una parte di noi ha deciso di uscire in gruppo prima dell’ingresso della polizia, un’altra parte di noi si è seduta nella hall, continuando la protesta in maniera pacifica, incrociando le braccia e aspettando la polizia», racconta Pierre. L’amministrazione ha poi chiuso l’accesso al campus. La stessa sorte è toccata anche alla sede di Sciences Po a Lione, anch’essa sgomberata a forza.
Mobilitazioni in tutta la Francia
Le mobilitazioni degli studenti contro la strage di Gaza si sono intensificate nelle ultime settimane, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Francia, molte università sono state teatro di proteste e occupazioni, tra cui la Sorbona di Parigi. La maggior parte di queste mobilitazioni sono state rapidamente sgomberate dalla polizia. Pierre commenta: «È una situazione senza precedenti: dopo qualche ora in cui gli studenti non cedono a tutte le richieste dell’università, arrivano le forze dell’ordine. A Sciences Po questa cosa non era mai successa, ma da quando si è cominciato a parlare di Palestina è successo due volte in due settimane».
Nel pomeriggio, gli studenti hanno organizzato una manifestazione a Place du Panthéon, su appello di diversi sindacati studenteschi. La situazione resta tesa e le mobilitazioni non sembrano destinate a fermarsi. Le forze dell’ordine continuano a intervenire con fermezza, ma gli studenti sembrano determinati a far sentire la loro voce.