Il blitz del Ros in Corsica: catturato il boss Raduano
La caccia all’uomo si è conclusa con successo per i Carabinieri del Reparto Operativo Speciale (Ros). Marco Raduano, noto come “Pallone” e considerato il capo della mafia garganica, è stato catturato in Francia. Dopo una latitanza segnata da una fuga audace dal carcere di massima sicurezza di Nuoro, il boss è stato fermato mentre si apprestava a cenare in un ristorante di Bastia, in Corsica.
Il 40enne, al centro di una sanguinosa guerra di mafia a Vieste, era evaso in maniera rocambolesca, diventando il primo a fuggire dal carcere di Badu ‘e Carros, fino ad allora ritenuto inespugnabile. La sua cattura è stata resa possibile grazie all’operato congiunto dei carabinieri del Ros, diretti dal colonnello Lucio Arcidiacono, e dei loro colleghi del comando provinciale di Foggia, con il supporto della polizia francese.
Documenti falsi e reti di favoreggiatori
Raduano e i suoi fiancheggiatori avevano adottato misure cautelative, circolando con documenti falsi, ma non erano armati al momento dell’arresto. Il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, Michele Miulli, ha rivelato che “lavorando su un circuito di favoreggiatori” sono riusciti ad individuare e catturare i latitanti. Ha inoltre sottolineato che l’inchiesta non è ancora conclusa, essendo in corso ulteriori indagini per smantellare l’intera rete di complicità.
Le azioni di Raduano e dei suoi complici sono state descritte come spietate e calcolate. Il profilo criminale di Raduano è stato delineato da Europol come estremamente pericoloso, inserendolo nella lista dei latitanti più pericolosi da novembre dello scorso anno.
Le accuse gravi e la condanna all’ergastolo
La fuga dal carcere non ha fatto altro che aggravare la già pesante situazione giudiziaria di Raduano, che al momento dell’evasione stava scontando una condanna a 19 anni. Durante la latitanza, è stata poi inflitta una condanna in primo grado all’ergastolo nel processo Omnia Nostra. Le accuse mosse dalla Dda di Bari sono gravissime, includendo gli omicidi di Omar Trotta e Giuseppe Silvestri, oltre al tentato agguato a Giovanni Caterino.
Europol ha definito Raduano “uno spietato killer”, alla guida di un’organizzazione criminale federata con altri clan di Manfredonia, specializzata in omicidi, traffico di droga e gestione del racket delle estorsioni.
La fuga dal carcere di Badu ‘e Carros
Il caso della fuga di Raduano ha suscitato ampio clamore, essendo stata la prima evasione dal carcere di Badu ‘e Carros. Emerse che il boss aveva studiato i turni di guardia e sfruttato le “gravi carenze di organico”, come denunciate dai sindacati di polizia, per pianificare e realizzare la sua fuga. Dopo essersi calato con le lenzuola oltre il muro di cinta, ci furono due ore di “buco” prima che la sorveglianza si accorgesse della sua assenza.
Raduano si era procurato le chiavi del reparto di alta sicurezza, avendo il tempo di selezionare quella giusta per aprire il portone blindato e fuggire, nonostante le telecamere di videosorveglianza.
Arrestato anche il braccio destro Troiano
Nel corso del medesimo blitz è stato catturato anche Gianluigi Troiano, il braccio destro di Raduano. Il 30enne è stato rintracciato a Otura, vicino a Granada, in Spagna, e a tradirlo è stato un pacco spedito dall’Italia. Troiano era latitante dal dicembre 2021, dopo aver evaso dagli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto con l’applicazione del braccialetto elettronico a Campomarino, in provincia di Campobasso.
Quest’operazione rappresenta un colpo significativo per la lotta alla criminalità organizzata, mostrando l’efficacia della cooperazione internazionale e delle tecniche investigative moderne. La cattura dei latitanti resta un punto di riferimento essenziale per il rispetto della legge e la sicurezza dei cittadini, sottolineando l’importanza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine nel contrasto al crimine.
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