Laurea postuma a Giulia Cecchettin: il simbolico addio dell’Università di Padova
Il silenzio assordante che segue una tragedia è stato infranto oggi dal riconoscimento accademico conferito a Giulia Cecchettin, la giovane studentessa di Ingegneria Biomedica dell’Università di Padova, il cui percorso di vita e di studi è stato brutalmente interrotto da un atto di inaudita violenza. In un’aula magna carica di emozione, l’ateneo veneto ha conferito la laurea alla memoria di Giulia, in un gesto di amore e di rispetto verso chi non ha potuto compiere l’ultimo passo verso il futuro che aveva sognato.
Un atto dovuto e di responsabilità
La cerimonia, che ha visto la partecipazione di familiari, amici e di figure istituzionali, tra cui la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, è stata l’occasione per ribadire il dovere della società di battersi contro la violenza sulle donne. Bernini ha enfatizzato il ruolo dell’educazione nella costruzione di una democrazia aperta e inclusiva, affermando che «Non c’è colore politico» di fronte a simili tragedie. Le parole della ministra hanno risuonato come un impegno collettivo, un richiamo alla responsabilità comune nella lotta a questi fenomeni.
Il dolore di una famiglia e l’amore per Giulia
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, con voce rotta dall’emozione ha espresso un sentimento che va oltre la scomparsa fisica: «Non riesco a esser felice. Giulia, hai provocato uno squarcio nelle coscienze di tutti, nella mia per prima. Sarai sempre nel cuore di chi ti ha amato e conosciuto, e sarai sempre nel nostro cuore». Le sue parole, cariche di dolore e amore, hanno toccato i cuori di tutti i presenti, lasciando un segno indelebile e una profonda riflessione sull’assenza ingombrante di Giulia.
Le parole della rettrice e il ricordo di una studentessa modello
La rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, non avendo avuto modo di conoscere personalmente Giulia, ha scelto di rappresentarla attraverso le parole dei docenti che l’hanno avuta come allieva: «era una studentessa sorridente e interessata: un primo violino». Questa metafora musicale ha dipinto l’immagine di una studentessa che, come un primo violino in un’orchestra, guidava la classe con il suo entusiasmo e la sua passione per la conoscenza. Mapelli ha poi sottolineato la necessità di una «risposta corale» alla violenza subita da Giulia, un appello a una presa di coscienza collettiva.
La dedizione di Giulia agli studi e il suo lascito scientifico
La relatrice di Giulia, la professoressa Silvia Todros, con voce commossa, ha illustrato l’argomento di ricerca della tesi di Giulia: «Lo stato dell’arte dello sviluppo di costrutti innovativi per la rigenerazione di tessuti tracheali». Questo lavoro di ricerca, che Giulia non ha potuto completare, testimonia l’impegno e la dedizione di una studentessa che ambiva a contribuire concretamente al progresso scientifico e alla qualità della vita delle persone.
Un tributo comunitario a Vigonovo
Nella piccola comunità di Vigonovo, dove Giulia ha trascorso la sua vita, il ricordo si è manifestato attraverso fiocchi rossi lungo la strada e tre corone d’alloro sul cancello di casa. Questi gesti simbolici rappresentano un tributo silenzioso e potente alla memoria di una ragazza strappata troppo presto alla vita e all’affetto dei suoi cari.
Il discorso della sorella e il simbolico rumore delle chiavi
Prima della cerimonia, la famiglia Cecchettin aveva scelto il silenzio, ma è stata la sorella Elena a trovare le parole per salutare Giulia, con un affettuoso «Sono fiera di te». Il suo saluto è stato accolto da un lungo applauso da parte dei presenti. Un gesto particolarmente toccante è stato l’agitare di un mazzo di chiavi, richiamando l’appello di Elena subito dopo la tragica scomparsa di Giulia: «Fate rumore». Un rumore che non vuole soltanto rompere il silenzio, ma che diventa un simbolo di presa di posizione, di resistenza e di richiamo all’attenzione su una piaga sociale che non può più essere ignorata.
La cerimonia di laurea postuma a Giulia Cecchettin non è solo un addio, ma anche un monito, un invito a riflettere e ad agire. L’Università di Padova, con questo gesto, non solo onora la memoria di una studentessa che ha rappresentato il meglio del suo corpo studentesco, ma si fa anche portavoce di un messaggio di consapevolezza civile e sociale, in un momento storico in cui la violenza contro le donne è una ferita aperta nel tessuto della nostra società.
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