La Pasqua clandestina dei cattolici in Ucraina: tra repressione e resistenza
La guerra in Ucraina continua a mietere vittime e a sconvolgere la vita quotidiana della popolazione. Le forze russe, sotto il comando di Vladimir Putin, premono da settimane nell’est del Paese, con l’obiettivo di conquistare Chasiv Yar, un punto strategico per il controllo del Donetsk. L’intelligence britannica prevede un aumento delle perdite russe nei prossimi due mesi, ma il Cremlino non sembra intenzionato a fermarsi.
La chiusura delle chiese e la repressione religiosa
Nella ‘nuova regione’ di Zaporizhzhia, come la definisce il Cremlino, solo la Chiesa ortodossa russa è autorizzata a tenere servizi religiosi. ‘Tutte le parrocchie delle altre denominazioni sono state chiuse. E svuotate’, racconta don Oleksandr Bogomaz, uno degli ultimi sacerdoti cattolici espulsi dai territori occupati. La sua chiesa a Melitopol è stata requisita dai soldati russi e trasformata in una caserma di polizia.
L’appello per la liberazione dei prigionieri
L’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ha lanciato un forte appello per la liberazione dei prigionieri come gesto pasquale. ‘Attualmente siamo a conoscenza di dieci sacerdoti di varie Chiese che sono prigionieri in Russia. Ma possibile che il mondo non riesca a far sì che possano cantare ‘Cristo è risorto’ nelle loro chiese?’, si domanda l’arcivescovo.
La russificazione delle regioni occupate
La Pasqua anticipa il Giorno della vittoria, la festa russa che si celebra il 9 maggio e che ricorda la fine della seconda guerra mondiale. Il Cremlino ha obbligato a esportare questa ricorrenza anche nelle regioni occupate dell’Ucraina. A Melitopol, una bandiera rossa con la falce e il martello sventola già sulla scuola numero 23. Nelle classi, le insegnanti mostrano i disegni degli alunni da consegnare ai militari di Putin che ‘difendono i confini della regione di Zaporizhzhia’.
La bolla immobiliare e gli espropri
La costruzione di nuove abitazioni è una priorità nelle città occupate. A Melitopol, il vice premier russo Marat Khusnullin ha annunciato prestiti al 2% per chi tornerà ad abitare nelle nuove regioni, così da accelerarne il ripopolamento dopo l’esodo di massa degli ucraini. Le case saranno gratuite per medici, poliziotti e militari russi, il personale di cui hanno più bisogno le città da sottomettere.
La commistione tra ‘trono’ e ‘altare’
Nelle regioni occupate si tocca con mano la commistione fra ‘trono’ e ‘altare’ che a Mosca è stata sancita dalla benedizione della ‘guerra santa’ da parte del patriarca Kirill. Come ha sperimentato il parroco amico di padre Oleksandr, a cui era stato dato un ultimatum dai soldati: o passi al patriarcato di Mosca o te ne vai. ‘Lui non ha rinnegato l’appartenenza alla Chiesa greco-cattolica. Ed è stato mandato al confino’, racconta don Oleksandr.