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Appello disperato da Londra: L’Ambasciata intervenga per mio figlio nel carcere romeno
La disperazione di una madre non conosce confini. Ornella Matraxia, 55 anni, originaria di Caltanissetta ma residente a Londra, si batte senza sosta per migliorare le condizioni di detenzione del figlio, Filippo Mosca, 29 anni, recluso in Romania. Arrestato i primi di maggio 2023, il giovane è attualmente detenuto nel carcere di Porta Alba, a Costanza, dopo aver ricevuto una condanna in primo grado di 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Condizioni di detenzione inaccettabili
Le condizioni in cui è costretto a vivere Filippo sono state più volte denunciate dalla madre come inumane: 25 persone stipate in una cella, un buco nel pavimento come servizi igienici, carenze alimentari e sanitarie allarmanti. “Nessuna coperta e una doccia settimanale con acqua gelida“, queste alcune delle circostanze che Ornella ha descritto. Una realtà che ha portato la donna a sollevare un grido d’aiuto alle autorità italiane per un intervento immediato.
La lotta di una madre per la giustizia
“Stiamo facendo tutto il possibile per fare uscire mio figlio da quel carcere-lager”, ha dichiarato la signora Matraxia, che non si arrende davanti alle difficoltà burocratiche e alle distanze geografiche. Il suo legale romeno, in collaborazione con lei, ha richiesto un incontro con la direzione dell’istituto carcerario, sollecitando, inoltre, la presenza di rappresentanti dell’ambasciata italiana. Dalla diplomazia italiana si attende ora una risposta.
L’ultima interazione di Ornella con la Farnesina risale al 24 gennaio, quando lei e il suo avvocato sono stati ricevuti da un funzionario. “Conoscono i fatti e hanno copia del fascicolo”, afferma la signora, evidenziando che sono state rilevate diverse incongruenze. Tuttavia, le è stato comunicato che non sarebbe possibile intervenire direttamente sul piano giudiziario, ma che si sarebbero interessati per le condizioni carcerarie attraverso l’ambasciata.
La battaglia per gli arresti domiciliari
Il percorso legale intrapreso per ottenere il beneficio degli arresti domiciliari per Filippo si è finora dimostrato infruttuoso, con ogni richiesta respinta. Nonostante ciò, la tenacia non manca: la madre ha espresso l’intenzione di richiedere una lettera di accompagnamento alla rappresentanza diplomatica italiana a Bucarest. Tale documento dovrebbe attestare che Filippo non intende lasciare il suolo romeno fino al termine del processo. È una mossa strategica per ottenere una forma di custodia meno severa, in attesa del giudizio d’appello previsto per aprile.
L’appuntamento in aula per discutere la possibilità di concessione degli arresti domiciliari è fissato per il 12 febbraio. Una data che si avvicina, mentre le speranze di un cambiamento positivo per Filippo e la sua famiglia sembrano appese a un filo.
La comunità internazionale e il rispetto dei diritti umani
Il caso di Filippo Mosca pone in rilievo la questione critica del rispetto dei diritti umani all’interno delle strutture carcerarie, un tema che da sempre solleva ampie discussioni a livello internazionale. Le condizioni descritte dalla signora Matraxia sono in netto contrasto con gli standard minimi per il trattamento dei detenuti definiti dalle regole penitenziarie europee. La situazione spinge a riflettere sull’importanza di un’azione congiunta e trasversale tra le istituzioni per garantire il rispetto della dignità umana.
Il sostegno dell’ambasciata, in questo contesto, non solo potrebbe rappresentare un decisivo baluardo legale per Filippo, ma anche un simbolo di quella solidarietà internazionale necessaria a promuovere un sistema giudiziario e carcerario più equo e umano. La vicenda di Filippo Mosca diventa così emblema di una più ampia battaglia per i diritti umani e per la difesa della dignità delle persone, indipendentemente dalle accuse a loro carico.
Nel frattempo, la famiglia Mosca resta in attesa di sviluppi e di un segnale di speranza dall’Italia, facendo affidamento sull’impegno delle autorità e sulla sensibilità della comunità internazionale. La solidarietà e l’azione consapevole sono cruciali per assicurare che nessun cittadino, ovunque si trovi, sia lasciato alle prese con un sistema che sembra trascurare le più elementari norme di umanità e giustizia.
Foto Credits: Gazzetta.it