Dimissioni Sgarbi: l’addio al ruolo di sottosegretario
In un contesto politico già vibrante, una nuova scossa si propaga dalle dichiarazioni di Vittorio Sgarbi. «Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore a Giorgia Meloni», afferma il critico d’arte e politico a margine di un evento a Milano. La sua decisione segue le segnalazioni anonime pervenute all’Antitrust da parte del ministero della Cultura, che hanno messo in discussione la compatibilità tra le sue attività extra governative e il mandato al Ministero della Cultura (Mic).
La questione dell’incompatibilità
«Mi dimetto e lo faccio per voi. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario. L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, inviate proprio all’Antitrust dal ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro», ha aggiunto Sgarbi. Il 15 febbraio è la data entro la quale l’Antitrust avrebbe dovuto chiarire la posizione del sottosegretario, con le conclusioni del procedimento che si preannunciano per i primi giorni della settimana successiva, forse già di lunedì.
Il caso del dipinto “La cattura di San Pietro”
Il fulcro della controversia è un’opera d’arte del ‘600, “La cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, che ha visto Sgarbi al centro dell’attenzione mediatica. Il dipinto, rubato nel 2013 e ricomparso nel 2021, sembrava presentare delle incongruenze rispetto all’originale, sollevando dubbi e sospetti. «È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo», ha commentato Sgarbi, prima di annunciare le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura.
La difesa di Sgarbi sull’incompatibilità
Sgarbi si difende spiegando che non può esserci conflitto di interessi per chi non ha un lavoro continuativo. «La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto», e continua, «che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente. Io ho fatto occasionalmente conferenze come questa». Riferendosi alla lettera dell’Antitrust, afferma che la conferenza sarebbe incompatibile e illecita.
La reazione del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. I membri del Partito Democratico della commissione cultura della Camera hanno chiesto spiegazioni al governo e alla stessa Giorgia Meloni: «Meloni e Sangiuliano spieghino al Parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi», sottolineando la reticenza del governo nell’affrontare la questione. Dal canto loro, i parlamentari del Movimento 5 Stelle esultano: «Ce l’abbiamo fatta», considerando le dimissioni di Sgarbi come il risultato degli sforzi profusi nei confronti di una delle questioni morali più pressanti che attanagliano l’esecutivo.
La posizione di Sgarbi sulle polemiche mediatiche
La figura di Sgarbi ha suscitato dibattito anche per le sue reazioni alle indagini giornalistiche di Report e Il Fatto Quotidiano. Sul tema, Sgarbi non si scusa: «Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque». Interrogato sull’immagine che di lui trapela all’estero, il critico risponde: «Dobbiamo chiederlo all’estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole». Riguardo agli auguri di morte rivolti ai giornalisti, ha precisato: «Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo».
Libertà di parola e nuovi orizzonti
Con le dimissioni, Vittorio Sgarbi sembra voler recuperare piena libertà di espressione e di azione: «per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari», ha concluso. Da ora in poi, Sgarbi prevede di tornare a partecipare attivamente al dibattito pubblico, andando in televisione e tenendo conferenze. La sua figura, da sempre controversa e discussa, non cessa di generare dibattito e di influenzare il panorama culturale e politico italiano.
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